Dal Pian della Mussa, parcheggio sotto il Rifugio Ciriè, incamminarsi nel vallone che si porta verso la fine del pianoro fino alla cosiddetta Valanga Nera.
Salire a sinistra del canale per ripide fasce erbose aggirando bancate rocciose friabili al meglio (una ricognizione visiva preventiva è consigliata). Attraversare, piegando a destra, nel punto più stretto ed agevole il canale della Valanga Nera (neve o terra)senza lasciarsi tentare dal risalirlo (forte pericolo caduta pietre) e proseguire per fasce erbose assai ripide fino al punto in cui lo sperone delle Lance scende più basso (sperone sudest) superarlo e contornare la parete est – sud est (neve dura) fino all’imbocco del marcato canalone che la incide, nel plateau superiore.
Salire lo stretto couloir con pendenze di 50° (caduta pietre; ghiaccio vivo in alcuni tratti), evitando le profonde rigole che lo solcano.
Raggiungere il salto roccioso detto la “Poire” , superare la terminale, assai malagevole, attaccarlo nel punto più debole a sinistra con calcescisti friabili e verglas, uscendo su un ballatoio sotto una cascata d’acqua (bagno assicurato, diff. 3c e 4a). Infilarsi nel diedro superiore che si chiude a camino (delicato, 1 chiodo “morale” lasciato), poi un diedro friabilissimo fino a guadagnare la base di uno strapiombo insuperabile. A destra detto sperone è “saltato” da una cascata di candele ghiacciate soggette a crollo ed acqua.
Traversare su una cornice espostissima e portarsi su una placca di ghiaccio vivo che si sale per alcuni metri a sinistra della cascata. Sostare al meglio su blocchi instabili (meglio portarsi dei fittoni da piantare nella terra). Superare una tratto strapiombante assai delicato 5b, poi una serie di salti con spaccature 5c.
Si arriva a questo punto nello stretto canale sovrastati da rocce sporgenti e poco invitanti, ed è giocoforza salire a destra l’unico diedro apparentemente salibile (fatto ometto alla base). Innalzarsi con cautela e superare una strozzatura con verglas,dove è utile un sapiente uso della piccozza per demolirlo.
Uscire su un terrazzo abbastanza largo dove finalmente si respira. Salire ancora nel diedro (chiodo rotto trovato) e quando questo si chiude sotto uno strapiombo “sabbioso” è necessario “scappare” a destra; unica possibilità. Inizia ora il tratto più delicato e pericoloso dell’ascensione. Con un vuoto di oltre 700 metri al di sotto, impegnarsi in un traverso verso destra usando delle scaglie molto instabili . Si può mettere solo un fiend 3 e un nut dopo un metro, tendendo conto che l’unica possibilità di sosta del compagno e su chiodi piantati nella terra! Traversare con cautela fino a una placca liscia che ascende progressivamente (qui finalmente si trovano 2 chiodi corrosi, e ne serve un’altro per l’uscita). Afferrare una cornice solida e poi volteggiare sullo speroncino superiore uscendo finalmente su un terrazzino con roccia solida (friend di sosta).
Il tratto superato, di oltre 40 metri offre difficoltà continue di 5b e 5c. Nello sperone triangolare superiore si apre un ripido canale di glacio nevato sospeso sul vuoto, che s’imbocca con difficile traverso su misto (fettucce su spuntoni e friend).
Salire poi il couloir che nel tratto più stretto è di ghiaccio vivo (55° una vite usata), poi si abbatte e diviene di neve più molle ( a destra abbiamo il plateau del Ghiacciaio dell’Albaron di Sea). Salire ancora al suo esaurimendo su roccette con vetrato e uscire finalmente su sfasciumi ripidi sullo speroncino al di sotto della vetta (Era ora!!).
(ore 10 di salita in totale)
Discesa: agevolmente lungo la via normale
MATERIALE: una scelta di chiodi americani, friend fino al 3, molti cordini e fettucce, due viti da ghiaccio, piccozza, ramponi. Utile un “corpo morto” ed eventualmente dei fittoni da ghiaccio che si piantano nella terra.
- Cartografia:
- Fraternali 1:25000 n.8 Valli di Lanzo
- Bibliografia:
- Guida ai Monti d'Italia - G. Berutto L. Fornelli-Alpi Graie Meridionali