- Accesso stradale
- Giaccio dopo la pineta fitta.
- Osservazioni
- Provocato fratture al manto
Lasciata l’auto poco dopo la fitta pineta, causa ghiaccio (nonostante le gomme da neve). Dopo 5′ su asfalto abbiamo tagliato fuori l’ecomostro su poca neve che ci ha permesso però di evitare il portage. Raggiunta la strada nei pressi della sbarra, abbiamo continuato a tagliare su neve appena sufficiente. Raggiunta di nuovo la strada, l’abbiamo seguita su neve/ghiaccio al minimo sindacale per evitare portage. Arrivati al bivio da cui si stacca il sentiero, conviene togliere le ciaspole perchè i tratti senza neve sono lunghi, fino a sopra il micro-laghetto. Da quando si imbocca il valloncello che conduce al colle del Vejlet, copertura continua, neve farinosa con poco fondo, alternata a qualche crosta soprattutto dopo il lago del Vejlet (si rompono piccole croste morbide ma senza pericolo). Tutta faticosamente da battere, adesso la traccia c’è.
Nel tratto finale non abbiamo tenuto il filo di cresta ma abbiamo appoggiato a destra salendo su un valloncello sospeso che permette di raggiungere una dorsale meno ripida di quella principale, e che permette poi di raggiungere il percorso canonico a 10′ dalla cima.
A parte il primo tratto dalla cima (buchi, poca neve) discesa su farina (breve tratti di crosta) divertente e scorrevole fino al lago del Vejlet, poi nebbia fitta che ci ha costretti a seguire attentamente le tracce di salita…
Gita direi più adatta alle ciaspole che agli sci, per ora.
Una stella in meno per la poca neve del 1°tratto (non breve) e un’altra in meno per il nebbione, ma panorami spettacolari e assenza di vento.
Con il solito Angelo, che si è battuto gran parte della gita, e special guest la nipotina Valeria, sempre più affamata di cime e di wilderness!