Il periodo migliore è forse fine settembre – ottobre, quando la vegetazione è ormai in fase di riduzione. In questo caso le cordate più lente valutino la possibilità di pernottare al Gias Leitosa primo e di avere con se le lampade frontali.
Si rimonta la pietraia che in pochi minuti raggiunge il grande masso di Nosfreratu (recentemente riattrezzato), e si prosegue su di essa ancora in salita per una cinquantina di metri. Si piega allora a sinistra e si risale il tetro canale che si origina tra le pareti del Nano e il Portale degli Elfi.
Esso risulta ostacolato a metà da due giganteschi massi. Risalire il canale interessato da massi instabili e ciottoli detritici, superando un piccolo salto sulla sinistra grazie alla sponda terrosa (cautela).
Rientrare nel canale fattosi più stretto e portarsi alla base del masso più grande che lo ostruisce. Costeggiarlo fedelmente sul suo lato destro lungo una stretta e scomoda pista di camosci e guadagnarne la sommità, uscendo nuovamente nel canale detritico alla base della Parete del Nano.
In corrispondenza di una freccia di vernice, piegare a destra lungo un buona pista che costeggia la base della parete e che percorre la cengia rampa ascendente verso sud.
Con ripidi risvolti tra ontani e panoramiche terrazze, guadagnare una cengia erbosa, che rientra in direzione est allo sbocco del primo vallone di Leitosa.
A destra si nota l’orrido che incide la bastionata rocciosa sottostante e che ospita la cascata di Sputa spettro gully. Proseguire nel canale erboso - roccioso su una traccia ora meno evidente, salire a destra in mezzo agli ontani e uscire su una dorsale erbosa, aperta e priva di vegetazione (ometti). A questo punto la traccia che porta al Gias Leitosa primo, proseguirebbe sulla dorsale perdendosi però tra rocce e arbusti contorti (vedi discesa).
Conviene invece traversare agevolmente a destra sulla pietraia (meglio fare degli ometti per il ritorno, specialmente in caso di nebbia) e risalirla fino a incrociare un’ottima pista lastricata che proviene dal Gias Leitosa primo.
La si segue verso sud ( in direzione dell’alto Vallone di Sea) fino alla base dello sperone nord della Cresta della Cittadella.
Con pochi metri di pendio erboso si guadagna la base dello sperone dove attacca la via, proprio in corrispondenza di un masso tavolare dove si lasciano i sacchi (ore 1,50 - 2 da Forno Alpi Graie).
L1: Attaccare il punto più basso dello sperone, in corrispondenza di un evidente diedro all’inizio poco definito. Alzarsi sulla sua faccia destra e poi raggiungerne la fessura di fondo. Salire una bella lama a sinistra di un pilastrino monolitico e, in corrispondenza di un tratto un po’ aggettante e più difficile, traversare a sinistra uscendo facilmente su una parete gradinata (4c continuo per tutto il tiro). Sostare quindi alla base del diedro successivo S1 (1 chiodo in posto)
L2: Ripartire nel diedro appoggiato e fessurato 4b, vincere in alto una piccola strozzatura 5a e proseguire per facili blocchi rocciosi, uscendo sulla cengia rampa erbosa inclinata già visibile dalla base (S2 da attrezzare su comoda clessidra)
L3: questa lunghezza di oltre 40 metri non presenta una via obbligata, dal momento che la parete si presenta alquanto articolata. Noi abbiamo seguito la soluzione più logica, diretta e interessante. Andare allora in un diedro di rocce rotte, situato a destra di un grande masso squadrato e monolitico 3c. Puntare al centro dell’ampia parete in direzione di un piccolo diedro fessurato; rimontarlo 5a e poi seguire una lama articolata 4c fino a una zona di rocce gradinate. Superare un’ultima strozzatura costituita da un blocco appoggiato 4b e uscire su una terrazza alla base di una parete verticale solcata da due fessure parallele S3 (1 chiodo in posto).
L4: Attaccare la fessura di destra e superarla con duro incastro 6a (un cordino incastrato in uscita difficile da utilizzare poiché molto all’interno della fessura); vincere un tratto più facile 5b e uscire a destra de filo dello sperone ove si attrezza una sosta su comode clessidre S4.
L5: Proseguire facilmente per rocce rotte e poi salire verticalmente appena a destra dell’articolato sperone nord 4a. Vincere un tratto un po’ aggettante ma con ottimi appigli 4b e sostare su alcune clessidre alla base di una stele monolitica S5 (lunghezza di 50 m).
L6: A questo punto si è alla base della caratteristica placca triangolare che caratterizza il secondo terzo dello sperone nord, già perfettamente riconoscibile dal basso. Il suo spigolo destro origina una successione di diedri giallastri, verticali e articolati. Salire allora nel diedro, dapprima utilizzando delle ottime lame. Vincere un tratto delicato ed esposto 4c (1 chiodo) e portarsi nel cuore del diedro, ora più compatto e dalla esile fessura di fondo. Salirlo con dura opposizione 5b e 5c+ (utili nut piccoli), uscendo con i piedi su di un’esile cornice che ne caratterizza la sua faccia destra. Traversare a destra per afferrare uno spigolo e, con un passo in discesa, raggiungere un pulpito di sosta (5a delicato e nessuna possibilità di protezione dall’uscita del diedro) S6 da attrezzare su nut e friend.
L7: direttamente sopra il punto di fermata, vincere una fessura articolata e riportarsi nel diedro di sinistra. Seguirlo fedelmente e superare un’interruzione della sua fessura di fondo con appigli un po’ alti 5b (1 chiodo). Oltrepassare con cautela alcune lastre pericolose e, sotto una serie di tetti che chiudono il diedro, raggiungerne lo spigolo destro e fare un passo in discesa. Traversare un tratto strapiombante in grande esposizione 5b e rimontare per grosse lastre fino a raggiungere uno scomodo pulpito dove attrezzare la S7 (1 nut lasciato). Conviene sostare un po’ in alto per eliminare parte dell’attrito delle corde creato dalla morfologia del tiro.
L8: Traversare a destra un ballatoio, vincere un gradino faticoso con passo singolo un po’ sbilanciante, facendo attenzione ad alcuni massi instabili in uscita 4c. A questo punto la via originale percorre un corto diedro giallastro a destra del filo dello sperone, proseguendo poi per blocchi accatastati 4c.
Noi abbiamo riguadagnato il filo dello sperone con arrampicata un po’ più sostenuta.
Andare allora a sinistra del diedro giallastro, superare un tratto strapiombate provvisto di una esile lama da afferrare a destra 5c e uscire su una terrazza proprio sul filo dello sperone nord. Scalare la parete verticale successiva su prese arrotondate per circa sei metri (5b+ e nessuna possibilità di protezione), raggiungendo il punto di sosta alla base della grande placca terminale S8 (1 chiodo in posto).
L9: Salire la placca lavorata e a destra entrare in un corto diedro dall’inizio un po’ strapiombante. Vincerlo 5b e proseguire con divertente arrampicata sulla placca fessurata superiore 4c (2 chiodi). Al termine, andare a destra in direzione di una nicchia evidente, proprio sul bordo destro dello sperone. S9 da attrezzare su friend.
L10: Superare la strozzatura sopra la nicchia 4c e poi una zona disturbata da ciuffi erbosi. Piegare a sinistra su una cengia con rododendri, vincere alcuni gradini rocciosi e uscire sul pendio finale dove si sosta su clessidre S1 (ometto di pietre).
Discesa:
Risalire fedelmente tutta la Cresta della Cittadella, seguendo una comoda pista di camosci.
Abbassarsi alcuni metri e ignorare il canale che si apre a destra, molto ripido e interessato da blocchi instabili.
Proseguire sul dosso erboso che rappresenta la naturale prosecuzione della Cittadella, sempre lungo un’ottima pista di camosci.
Raggiungere infine una depressione che si apre a vista del secondo vallone della Leitosa a quota 2350 m circa.
Di fronte, si presenta uno spettacolo meraviglioso con il severo e ripido versante della Leitosa Centrale alla base della quale, più in basso, si notano gli antichi residui di un glacio – nevato. Scendere allora al meglio per ripidi prati, raggiungendo il filo della evidente morena epiglaciale che si abbassa verso lo sbocco del vallone.
Percorrerla fedelmente, evitando di scendere nei due canali detritici che la fiancheggiano. Raggiunta una zona di fitti ontani, scendere allora agevolmente nel canale di sinistra guardando verso valle (quello di destra è interessato da salti difficili da superare).
Percorrerlo senza difficoltà fino a quando questo curva decisamente a destra. Sarebbe a questo punto possibile proseguire ancora per un breve tratto, cercando di incrociare la traccia che lo attraversa provenendo dal Gias Leitosa secondo.
Tuttavia, essa nel canale risulta poco evidente specialmente in presenza di nebbia, esponendo al rischio di scendere troppo in basso sul ciglio dei salti ubicati a destra dello Specchio di Iside e della Parete degli Hobbit. Quando il canale curva, andare allora a destra, traversare brevemente e scendere un tratto di fitti ontani per una cinquantina di metri.
Guadagnare il canale detritico posto a destra della lunga cresta morenica avendone così evitato un tratto scosceso poco a monte. Scendere ancora brevemente e reperire a destra del canale una placca inclinata con bollino di vernice arancione, che agevolmente consente di guadagnare la vecchia traccia che collegava i due Gias Leitosa (attenzione anche in questo caso a non scendere troppo nel canale!!).
In pochi minuti siamo così nuovamente alla base dello sperone nord e agli zaini. (ore 1,30 dall’uscita della via). Riprendere il bel passaggio lastricato sulla pietraia e abbandonarlo seguendo gli ometti fatti sulla pietraia la mattina. E’ anche possibile seguire il passaggio lastricato fino al Gias Leitosa primo, oltre il quale la traccia però è poco individuabile. Oltre le baite, in questo caso si segue in discesa la sponda destra idrografica di un impluvio una sequenza di prati e zone di arbusti, raggiungendo l’ometto sulla dorsale al quale si ricongiunge anche il tracciato che attraversa direttamente la pietraia.
Andare ancora a destra per alcuni metri avendo ripreso l’evidente traccia che si abbassa nel canale erboso e roccioso e che, dopo un centinaio di metri, lo abbandona sulla sua sponda destra idrografica per reperire la caratteristica cengia che riporta all’imbocco del primo vallone di Leitosa. Di qui, per ottima traccia, si scende lungo l’itinerario di salita fino alla freccia di vernice alla base della Parete del Nano; poi si va giù per il canale detritico con cautela.
Quando si raggiunge il gigantesco masso che lo ostruisce, ricordarsi questa volta di contornarlo a sinistra!!. Superare oltre di esso il tratto delicato sulla sponda franosa e, dopo una cinquantina di metri, piegare a sinistra scendendo sulla pietraia che conduce a Nosferatu, quindi in breve al guado del torrente di Sea e alla sterrata. Tramite questa, facilmente si rientra a Forno A.G. (ore 1,30 dalla base dello sperone della Cittadella.
Materiale:
La via è praticamente schiodata (6 chiodi e 1 nut su 250 m) ma è superabile anche senza l’ausilio dei chiodi. Meglio però averne 5 o 6 per attrezzare eventualmente delle soste, assieme ad una serie completa di friend e di nut ed alcuni cordini. Utili corde da 60 m.
Relazione a cura di Marco Blatto
- Cartografia:
- I.G.C. 2 Valli di Lanzo e Moncenisio
- Bibliografia:
- Sogno di Sea (G.C. Grassi) - Dimensione quarto (Barbiè)