Dal piccolo abitato di S.Antonio risalire l’ampio vallone dell’Orsiera che conduce al colle del Colombardo per una carrozzabile sterrata alquanto tortuosa.
quando ci si trova alla base della vasta parete Nord del Civrari, posta alla propria sx salendo è necessario individuare il Gran Canalone che serve da punto di riferimento per l’inizio della salita.
Risalire tale canale interrotto da una prima cascata (normalmente ben coperta di neve molto pressata dalle valanghe scendenti dalla parte alta della parete), poco dopo una seconda cascata,anch’essa ricoperta quasi totalmente di neve, accentua un po’ la ripidezza del pendio che si restringe a forra per breve tratto. Si perviene quindi con un breve traverso obliquo ad un ampio lenzuolo nevoso (35° costanti)
che va a morire contro una barriera di roccette e ripidi pendii innevati segnati al centro da uno strettissimo ed inclinato canalino (qui si rese utile ai primi che la discesero in sci una derapata di una
cinquantina di metri).
Si continua a risalire per il pendio che è costellato di grossi affioramenti rocciosi tra i quali occorre destreggiarsi al meglio,soprattutto in discesa (45° sostenuto ed esposto), fino a sbucare su pendii sempre ripidi (45°) ma più ampi e regolari che conducono in un canalino abbastanza impegnativo adducente alla cresta sommitale tra la Torretta del Prete e la P.Imperatoria a pochi minuti da quest’ultima.
ITINERARIO “B”
Questo itinerario ha in comune con il precedente la parte iniziale fin dopo la prima cascata del Gran Canalone centrale, poi si diparte dall’itinerario “A” all’altezza del traverso attaccando più direttamente, più o meno sulla verticale della P.Imperatoria,superando un isolotto roccioso al di sopra invece del precedente itinerario che vi transitava sotto.
Il Gran Canalone Centrale si abbandona per una rampa che, più o meno direttamente a seconda dell’innevamento, conduce su un pendio con affioramenti rocciosi (45°) sempre sulla verticale calata dalla
vetta. Proseguire per spine nevose e, talvolta, sul fondo dei brevi canalini che formano il complesso pendio, individuando di volta in voIta i passaggi migliori per la discesa (percorso molto variabile
e di difficile descrizione causa i pochi punti di riferimento importanti le difficoltà sono omogenee e non vi sono ostacoli nascosti).
L’ambiente è molto aspro e selvaggio nonostante la quota e l’esposizione non particolarmente severe.
Individuare verso l’alto un canalino e risalirne il lato sinistro ripido (40°) che forma una strettoia oltrepassandola e pervenendo su un pendio più ampio che conduce direttamente al pilastrino di vetta.
DISCESA: per uno dei due itinerari a seconda delle condizioni del manto nevoso.
- Cartografia:
- Fraternali 1:25000 n.8 Valli di Lanzo