Un bel viaggio, in parte rovinato dagli spit. Mia seconda via in ambiente, grazie a Tony. Il lungo traverso “su chiodi mal sicuri” si è trasformato in un attimo di apnea prima di raggiungere lo spit. Anche il tiro chiave d’uscita ha cambiato volto: si partiva da una scomoda sosta attrezzata alla meglio (dadi e friends…) sulla fessura rovescia che divide la placca dallo strapiombetto d’uscita; da lì era tutto uno sbuffare tra i chiodi aleatori infissi, a distanza ragguardevole, nella fessura-diedro di VI pieno. Si rischiava la vita, senza dubbio. Ora si parte da una sosta a spit, si moschettona il fixe alla base della fessura e poi si raggiunge un altro fixe nel passo chiave, dove il diedro appena accennato presenta un bombè: tutto un altro film, si va via più sicuri e dinamici, le difficoltà si sentono il 50% in meno.
Con Tony, che eravamo ragazzini. Poi abbiamo ripercorso il tiro chiave con AXL e Matteo nel 2010, uscendo da “Ombre Rosse”. E il mondo era cambiato.