Prima di una quattro giorni nel Finalese con l’irresistibile Dani, iniziando a scaldare le braccia con Ten, per passare poi alla Odeon e finire in bellezza con il Topo.
Roccia diversa da quella cui sono abituato qua’ dalle nostre parti, verticale con conformazione a coppelle, dove e’ difficile far star su le scarpette che non scivolino via, quindi tale da richiedere intenso uso di braccia e dita, a costringerti nell’insieme piu’ ad un arrampicata di forza, piuttosto che di pura aderenza, come nel caso di placche piu’ appoggiate, che qui c’e le sogniamo.
Determinante l’opera del mio primo di cordata abile anche in questi terreni a dare il meglio di se.
Con lui davanti a risolvere qualsiasi tipo di passaggio in libera come non essere tranquilli, anche di volare all’occorrenza.
Tentato poi il Pescecane, ma riuscito solo a lui, non ne avevo ormai piu’ nelle braccia tanto lo sforzo a controbilanciarsi su terreno sempre verticale con minime prese, non piu’ per le mani, bensi per le sole dita.