- Accesso stradale
- ok fino al rif. scarfiotti
Sentiero molto veloce e diretto fino al gros peyron, canalino iniziale un po’ sfasciumoso ma tenendosi sulle paretine laterali si incontrano dei bei passaggi su roccia salda. Cresta davvero estetica, lunga e verticale, l’abbiamo salita tutta in conserva, in alcuni punti protetta (noi avevamo un po’ di cordoni e degli eccentrici). Roccia tutto sommato non male: ovviamente siamo in val susa quindi è sempre meglio controllare ogni appoggio. Alla fine secondo noi i passaggi sono più difficili in disarrampicata in discesa dai vari torrioni che in salita. Per la p.ta costantino nessun problema, basta non soffrire di vertigini. Di lì se si segue fedelmente la cresta per la p.ta noci bisogna traversare un bel po’ di torrioni minori (doppia finale su cordoni, uno lasciato da noi), altrimenti ci si può calare sulla dx e tagliare bassi su cenge(sosta su vecchi cordoni marci). Dalla noci la doppia del diedro giallo non presenta problemi (2 spit, abbiamo aggiunto un cordone nuovo) ma dopo ne segue un’altra per cui non basta un corda da 30m, noi abbiamo dovuto quindi calarci sulla dx e poi disarrampicare un bel po’. Molto divertenti le placche finali per la p.ta stura (occhio alla discesa, passi di disarrampicata non banali) e la crestina finale della levi. Per raggiungere il passo della rognosa sono attrezzate nel canale 2 doppie da 10 e 15 m. In discesa il sentiero non è sempre evidente e si perde abbastanza facilmente, essenziale una volta arrivati sui pratoni ormai in vista del rifugio (dopo aver passato dei grossi blocchi) stare sulla dx del ruscello e non scendere sulla sx, come abbiamo fatto noi andando a ravanare tra rocce montonate e cascate.
Cercando di non evitare nulla ma salendo ogni torrione ci abbiamo messo 10 ore e mezza da macchina a macchina.
Ovviamente nessuno oltre a me e Andrea in cresta, solo qualcuno sul gros peyron.