Bellissima ferrata, non lunga, ma suggestiva e appagante sotto vari aspetti, adrenalinica quanto basta per un ferratista medio. Piuttosto "brividoso" l'oscillante ponte tibetano.
La quota base 800m si riferisce alla partenza dalla riva del torrente, lo sviluppo ferrata 100m si intende di quota, da torrente a vetta, Il dislivello di avvicinamento 150m è complessivo dal parcheggio auto all'attacco in riva al torrente ed è prevalentemente in discesa.
Sono possibili 2 percorsi:
1 completo - dalla riva del Mongia con risalita dello stesso (sempre ferrata) fino al ponte tibetano e poi da qui fino in vetta (altamente consigliabile per spettacolarità);
2 parziale - dal ponte tibetano alla vetta (saltando la parte lungo il torrente - circa una mezz'ora in meno)
Tempi di percorrenza circa 1h 30m per il primo percorso, 1h per il secondo, discesa (da vetta a ponte tibetano): 20'-30'.
Periodo consigliato: primavera (per consistente portata d'acqua torrente che rende il 1° itinerario spettacolare)
Da CUNEO SS. 564 fino a MONDOVI' poi proseguire sulla SS. 28 fino a CEVA indi come sopra.
Superare l’abitato di Viola di poco facendo attenzione a un’evidente deviazione a sx (cartello giallo “Rocca dei Corvi”, paline di itinerari escursionistici + freccia gialla per la Ferrata). Si percorre questa strada stretta ma asfaltata in piano/leggera salita fino in fondo, alla Cappelletta di S. Caterina ove si parcheggia (pochissimo posto, arrangiarsi ai margini strada).
Si prosegue a piedi su ampia sterrata in leggera salita (un guado banale) fino a un’ampia deviazione a sx che scende dolcemente fino allo spiazzo roccioso prospiciente la Rocca (circa 15′).
Si può anche ignorare questa deviazione e proseguire fino a una radura ove una freccia gialla (e cartello avvertenze ferrate) indica di proseguire a sx su sentierino naturalistico in discesa stretto, ripido e tortuoso, con schede relative ai vari alberi/rocce che si incontrano e che giunge al medesimo spiazzo roccioso in più o meno pari tempo.
Arrivati allo spiazzo si nota subito a dx una targhetta bianca con freccia “Via ferrata dal ponte tibetano” (da qui in 5’ di sentierino in ripida discesa si è all’attacco davanti al ponte) e a sx una targhetta bianca con freccia “Via ferrata risalita del torrente Mongia” (da qui in 10’ di sentiero naturalistico in modesta discesa si è all’attacco sulla riva sx orografica del Mongia, presso una cascata).
N.B.: Se si sceglie la prima opzione si salta una buona mezz’ora di ferrata stupenda e non banale lungo torrente e cascatelle che quasi si toccano mentre si procede essendo a pochi cm dal cavo… qualche spruzzo arriva ma nulla di grave, tutto è molto divertente.
Questa tratta porta oltre il ponte tibetano (che verrà comunque percorso al ritorno e quindi non si perde nulla!!).
Oltre il ponte la ferrata è su roccia da inizio a fine senza raccordi su sentiero. Si è costantemente accompagnati dal fragore del torrente sottostante che scorre proprio sotto la Rocca. Molto ferro sul percorso (scalini, staffe, maniglie) e molti appigli/appoggi rocciosi. Subito un bel traverso verso sx con leggero impegno di braccia, alla fine del quale il cavo sembra perdersi nel vuoto… invece dietro l’angolo iniziano un paio di muri abbastanza verticali ma più che ben scalettati. Si prosegue per cengette, muri, traversi, con qualche spanciamento ma breve e sapientemente attrezzato per il cambio moschettoni. Diversi tratti esposti.
A circa 2/3 da inizio si raggiunge l’unica via di fuga (che è anche parte della via di ritorno) che si stacca verso destra in discesa portando in pochi minuti su sentiero ripido senza cavi fino al ponte tibetano. Se si intende proseguire si ignora la deviazione e si segue il cavo in salita che ben presto piega verso sx raggiungendo uno spiazzetto ai piedi di un facile e breve camino roccioso, in cima al quale si trova un nuovo traverso esposto e qualche tratto verticale che conduce alla parte finale della ferrata, più abbattuta, fino in vetta.
Qui nicchia con bella statuetta Madonnina. Poco posto in vetta ove occorre rimanere assicurati al cavo. Ci si può comunque sistemare per uno spuntino in vista di un panorama a 360°.
Non va sottovalutata la discesa, almeno nel primo tratto (circa 10′) che presenta qualche punto delicato. Poi tutto semplice fino al ponte tibetano che va percorso e porta a fine cavo. Da qui si risale allo spiazzo roccioso iniziale in circa 5′. Il ponte ha un “pavimento” costituito di placchette metalliche distanziate, leggermente basculanti, due cavi laterali per le mani (uniti al pavimento da altri cavi laterali) e un cavo di sicurezza poco tensionato (a metà ponte ce lo si ritrova in vita…). Sotto ai piedi, circa 20 m più sotto, un profondo laghetto formato dal torrente ci guarda mentre attraversiamo il ponte.
- Cartografia:
- Tavola IGM