- Accesso stradale
- Niente da rilevare.
Avvicinamento: seguire la strada che costeggia l’autostrada e che ad un certo punto diventa sentiero fino ad arrivare sotto alla falesia.
Da qui conviene scalare il 5° o 6° tiro che sono i più in linea per andare a prendere la sosta della via.
Tra il primo tiro (quello della falesia) e il secondo ci sono alcuni alberi caduti e rami vari, ma si riesce cmq a passare per andare a rinviarsi al primo tiro sulla placca.
Questo tiro, piuttosto duro, è l’unico che ha una spittatura un po’ più lunga rispetto al resto della via, che è invece chiodata molto ravvicinata. Diciamo che tutto il resto si può azzerare semplicemente mentre qui il passo va fatto prima di rinviarsi.
Purtroppo la via è un po’ sporca per via delle poche ripetizioni, diciamo che tra rovi ed erba olina i pantaloni lunghi sono d’obbligo in qualsiasi stagione!
Erba e rovi hanno invaso alcune fessure rendendo più complessa la progressione, ma la spittatura aiuta a sentirsi tranquilli.
Avevamo 15 rinvii e spostandoli da uno spit all’altro sono bastati. Se si vuole rinviare tutto ne servono circa 19.
Abbiamo unito tranquillamente il terzo e quarto tiro, il settimo e l’ottavo e al tredicesimo abbiamo saltato la prima sosta e salendo di circa 10 metri ci siamo fermati ad una più comoda. Tutto questo con due mezze da 60.
Arrivati in cima si seguono i bolli rossi un po’ sbiaditi ma ancora visibili e con un lungo percorso a volte accidentato da qualche albero schiantato si raggiunge la poderale/sentiero.
La via merita una ripetizione sia per l’ingaggio complessivo che per la qualità della roccia.
Ovvio che se fosse più frequentata sarebbe anche più pulita e quindi più piacevole, ma tant’è.
Con Claudio, giornatona impegnativa.