La salita, come da numerose relazioni, non presenta particolari difficoltà se si ha buona capacità e sicurezza di progressione con ramponi su neve e ghiaccio di tutti i tipi e su pendi anche ripidi.
Poiché lungo la normale non ci sono crepacci pericolosi non è nemmeno necessario legarsi in cordata e si può salire a proprio sentimento di bastoncini e la picca eventualmente nel solo pendio finale.
Concordo con le descrizioni che l’elemento di maggiore rilievo per la difficoltà è il meteo, molto variabile, ma soprattutto il vento.
Nella settimana della mia presenza lo zero termico è stato intorno ai 4000, parecchio più su rispetto alle settimane precedenti che avevo tenuto d’occhio via internet. Il che ha regalato un clima in vetta alle 9.30 abbastanza piacevole.
Alloggiato ai container poco sopra l’arrivo del terzo tronco telecabina nuova, in situazione abbastanza confortevole e mangiato nei container adibiti a mensa in modo più che egregio.
Partito alle 23.00 a piedi con un gruppo ed una guida ben più lenti di me e zigzagato in coda a tutti per “restare caldo” fino a quota 5000. Questa quota è marcata da un gatto delle nevi abbandonato e mezzo affondato nel ghiaccio.
Da 4800 fino al traverso parecchi punti a ghiaccio vivo all’alba causa vento forte delle ultime settimane e stagione “povera di neve”.
Nel mio caso nessuno ha insistito per farmi prendere il gatto delle nevi. Il gruppo aveva una guida principale che ha accompagnato in gatto chi ci voleva andare fino a 4700. Chi voleva salire tutto a piedi come me è salito con la guida assistente, per ricongiungerci con gli altri al traverso.
La guida asistente ha poi preso in carico chi del gruppo ha desistito (due ragazzi di Singapore alla prima esperienza su neve!).
Il pendio finale è stato fatto tranquillamente senza bisogno di legarsi alla corda fissa. Le condizioni della neve consentivano un grip perfetto dei ramponi e dal mio punto di vista era più pericoloso perdere tempo a cercare di assicurasi alla corda che salire stabili sui propri ramponi e picca.
Discesa per la stessa via di salita con neve piacevolmente più smollata.
Esperienza di vita grandiosa e posti altrettanto grandiosi. La cosa che mi ha colpito di più in valle è stata la vegetazione. Da noi a 1800 finiscono i larici. Lì a 2300 ci sono ancora foreste di pini alti e dritti che ricordano le foreste del nordamerica. Spettacolare poi il contrasto tra la neve delle calotte e le rocce vulcaniche affioranti, nere, rosse e grigie come in tutti vulcani che mi è capitato di salire.
La preparazione delle settimane precedenti, con massacrate inverosimili (per me) a sci in spalla, e 4000 tirati in giornata, mi ha fatto sentire un signore, dando dei punti a gente che aveva 25-30 anni meno di me. Non da poco il partire da un rifugio (anche se precario) ben “colazionati”, anziché le solite due ore di macchina circa da casa prima di iniziare a salire.
L’organizzazione con la quale sono andato ha dimostrato serietà e professionalità e merita il mio ringraziamento, considerato che per me è la prima esperienza internazionale di questo genere.