Poche decine di metri prima del parcheggio dove termina la strada (e dove si lascia l’auto), una stradina si stacca sulla destra. Percorrerla a piedi fino a raggiungere una casa con annesse stalle; superata l’abitazione transitando fra rocce e cani che abbaiano a qualunque cosa si muova, salire un prato in direzione nord.
Quasi subito il sentiero, segnato con segnavia bianchi e rossi rinfrescati di recente, inizia un traverso in direzione E.
Dopo essere transitati accanto a una presa d’acqua, il sentiero sale ripidamente con una serie di stretti tornanti, fino a raggiungere un’ampia conca circondata da boschi; di fronte si para il pendio che risale fino al Passo Clopacà.
Il tracciato sale con pendenza costante, cosa che permette di mantenere l’andatura che si preferisce senza fatica, e con numerosi tornanti raggiunge il passo; appena prima dell’ultima curva si vede un’altra traccia che piega a sinistra verso il vallone del Col d’Ambin, traccia che permette di ricongiungersi all’itinerario che porta a quest’ultimo colle, ma che è bene evitare. Infatti, oltre alla difficoltà di reperimento del percorso, stanti le numerose frane e la scarsissima frequentazione, in caso di nebbia potrebbe diventare pericoloso
Subito dopo il Passo Clopacà il sentiero scende brevemente nel vallone di Tiraculo. Appena si ricomincia a salire occorre prestare molta attenzione, soprattutto in caso di scarsa visibilità: l’itinerario infatti devia bruscamente dalla traccia (tacche gialle sbiadite) per seguire a mezzacosta i prati, muovendosi a destra rispetto al cammino originario. Si attraversano con parecchi saliscendi numerose pietraie, dove occorre individuare le tacche gialle, e pascoli, fino a scendere a un rio che si origina dal Lago dell’Agnello; raggiunto il rifugio omonimo, chiuso ormai da diversi anni, il sentiero dopo un paio di tornanti si dirige verso W (tacche gialle e ometti), in direzione del Colle dell’Agnello.
La traccia è ben visibile fino a poca distanza dalla costola rocciosa che si origina dalla cima quota 3191m; di qui in poi occorre seguire con attenzione gli ometti (due serie), che portano verso il Passo dell’Agnello (IGC, innominato sull’IGM). Messo piede sulla cresta, una traccia ne segue il filo fino a un grosso ometto; qui si presentano due possibilità, una delle quali – quella seguita dal sottoscritto e descritta anche nell’itinerario sopra indicato – è sconsigliabile per i motivi esposti qui sotto
1. si segue più o meno fedelmente la cresta, con qualche passaggio esposto in arrampicata; uno in particolare si evita sulla destra (W), passando però su pendii ripidi di detrito fine e scivoloso; si arriva così all’ultimo roccione che si sale facilmente
2. si scende seguendo alcuni ometti sul versante francese, piegando progressivamente a sinistra (SE) ponendo piede sul Glacier du Ferrand. Lo si risale sul bordo orientale senza particolari problemi, almeno in assenza di verglas, fino all’intaglio fra la meta della gita e il Monte Niblè; a questo punto si risale la cresta conclusiva senza ulteriori difficoltà
Il ritorno si effettua lungo il medesimo itinerario. La gita è consigliabile anche per ammirare gli ultimi resti di uno dei tanti ghiacciai alpini in agonia, sotto i colpi dei cambiamenti climatici: il Ghiacciaio dell’Agnello, vedi anche foto che corredano la presente descrizione
- Cartografia:
- IGC n°. 1