- Accesso stradale
- senza problemi
Alla ricerca di gite lunghette, decido di partire da Chialamberto su di una mulattiera in buone condizioni.
Un nuovo lungo giro questa volta nelle Valli di Lanzo vicino a dove ho iniziato ad avvicinarmi alla montagna all’età di 8 anni. Parto dalla Chiesa di Chialamberto e seguo la mulattiera che prima mi porterà a Vonzo ed in seguito ai Chiappili. Proseguo su sentiero non sempre evidentissimo su per gli alpeggi dello splendido vallone della Vassola che già nei miei ricordi di bimbo è sempre stato un posto idilliaco e meraviglioso, inoltre ho salito questi tratti più e più volte in un’estate di alcuni anni fatti per dare una mano ad un amico pastore. Ecco la Cialma ed il Roccipian e poi il Trai e sono finalmente al Pian di Lee, uno dei più begli alpeggi che io conosca in tutto il mio peregrinare per monti. Inoltre, come dice Piero Ceschin con il quale sono sceso fino ai loro alpeggi in zona Ciavanis, questo alpeggio è immutato nel tempo anche perché è costruito direttamente sulla solida roccia ed in un posto senza rischi valanghe o quant’altro possa contribuire a danneggiare la struttura stessa.
Dal Pian di Lee proseguo verso l’Alpe Truna e poi per la mia prima volta salgo al Colle di Nora, sormontato da un enorme struttura rocciosa verticale di accesso sicuramente difficilissimo. Da qui faticosamente su di una traccia spesso impercettibile giungo in vetta alla Giardonera.. Il meteo della giornata mi ha concesso di salire con un gran caldo, già 18 gradi afosi alla partenza, e con visibilità discreta nella bassa valle ed ottima verso i ghiacciai. È tutto zuppo fradicio e nonostante le pedule resistano bene all’acqua, essendo in “infusione” praticamente dalla partenza mi ritrovo a sentire i piedi via via sempre più umidi. Dal Pian di Lee iniziano ad arrivare nebbie sempre più fitte che mi accompagnano fino in vetta. Giunto quassù mi devo strizzare le calze e le metto ad asciugare almeno un po’ sulle rocce; tolgo anche la soletta delle pedule per lo stesso motivo. Nonostante il sole spunti solo a tratti, folate di aria calda mi raggiungono frequentemente e mi permettono di restare in tenuta leggerissima ed a piedi nudi. Sosto più di un’ora per permettere almeno una parziale asciugatura alle calze e calzature prima di prepararmi per la lunga discesa. Durante la sosta vedo a poca distanza da me un giovane stambecco, che appena si accorge della mia presenza fugge velocemente.
Sulla diatriba che ho visto su Gulliver sul punto più alto della cima e cioè vetta con triangolino del CAI Rivarolo o torrione più ad Ovest, io non ho alcun dubbio. Essendo la vetta di una montagna una convenzione dell’uomo, il punto che lui ha deciso di nominare come cima è per me indiscutibilmente la vetta della montagna (senza preoccuparmi del punto più alto oppure no). Del resto a non troppa distanza dal Colle della Forca, il Monte Tovo è stato nominato su di uno spuntone che non è certamente il più alto della zona ad esso limitrofa. Infine una prova pseudo-scientifica della mia affermazione. Traguardando il torrione da una certa distanza dietro al punto più alto della vetta, i miei occhi devono obbligatoriamente essere posizionati ad un’altezza superiore a quella della vetta per poter vedere il punto massimo del torrione. Dal mio punto di vista questa prova pseudo-scientifica chiude la questione (in realtà già chiusa dalla mia prima affermazione), con una importante precisazione: in realtà stabilire quale sia la vetta della Giardonera credo non interessi praticamente e nessuno, me compreso. Perciò ognuno si tenga le sue convinzioni .. e buona montagna a tutti!
Dopo essermi asciugato lungamente scendo in mezzo a quelle che ho sempre chiamato nebbie che corrono ed in breve ritorno al Colle di Nora e mentre scendo verso la Truna durante una schiarita una figura si staglia a poche decine di metri da me. Ci si incontra un po’ più in basso ed è un viso familiare ed iniziamo a parlare scendendo insieme. Dopo poco scopro la familiarità: è Piero della grande famiglia dei Ceschin e ci si conosce, anche se io non frequento più tantissimo le zone ed i suoi alpeggi. Siccome avevo ipotizzato di salire in seguito al Tovo Piccolo, ma il tempo non lo consigliava, decido per un’altra delle varie ipotesi già fatte da casa. Sempre parlando scendo con lui verso i loro alpeggi in zona Ciavanis e mi fermo lungamente al loro alpeggio sorseggiando il caffè offertomi e parlando anche con gli fratelli e sorelle. Riscendo quindi per prati fino a raggiungere l’Alpe Paglia e da qui seguito verso Vonzo e la mulattiera che mi riporterà all’auto. La discesa, oltre che per la piacevole compagnia non è stata “funestata” da un tremendo caldo mortale, ma grazie a queste nebbie correnti da una temperatura sopportabile. Anche scendendo sotto al Ciavanis, pur senza più nebbie, la temperatura è rimasta accettabile. Insomma un bellissimo giro.