Percorso comunque lungo e faticoso; di sentiero, solo il tratto iniziale fino poco oltre le baite Rocci, poi fuori sentiero fino alla vetta, tranne il traverso quota 2269-Piampurcetto dove la traccia è ancora visibile.
Dalla piazza di Noasca si sale dietro alla Chiesa Parrocchiale e si segue il sentiero che supera il salto della cascata e passando per le case Sengie e poco oltre si incontra un bivio con targa lignea con indicazioni, Noaschetta a sinistra e Alpe Rocci a destra, si segue il sentiero a destra che raggiunge la prima baita dell’alpe, poi si piega a sinistra e poco dopo raggiunta la dorsale nel lariceto, il sentiero segnato inizia a scendere, si deve abbandonare il sentiero ed iniziare a salire a destra nel bosco cercando un po’ il passaggio migliore, nell’erba sotto un bosco di larici; in seguito, si giunge ad una pietraia che si supera in posizione centrale, tendente leggermente verso destra, ancora alcuni pendii d’erba e si giunge ad una sella da dove iniziano ad esserci macchie di rododendri ed erba, con la cresta ora con filo molto più marcato, seguire la cresta appoggiandoci quasi sempre sul versante ovest (Noaschetta), ogni tanto capita di trovare qualche bollo di vernice rossa molto scolorita, si raggiunge la quota 1988, segue un breve tratto di cresta pianeggiante, poi nuovamente ripida avendo alla destra l’impressionante, profondo e ripido canale dell’Arianass; verso quota 2101 quando la cresta diventa a blocchi rocciosi, può essere conveniente, puntare al fondo del canale di sinistra e salire su erba e rododendri, puntando poi a destra a raggiungere la quota 2269, caratteristico roccione con profonda spaccatura, a destra parte il tracciato della vecchia mulattiera delle mucche che tagliando il largo pendio canale, raggiunge i resti dell’Alpe Pianpurcetto, m. 2303.
Si continua dietro l’alpe, in salita a guadagnare una traccia degli animali verso quota 2420 circa, che con un lungo traverso in leggera salita porta in vista della Bocchetta ‘d’ Langiasser (quota 2556 carta Mu). Raggiunta la bocchetta, alzarsi leggermente a destr, dove una traccia di capre permette di addentrarci nella conca detritica sotto la bastionata rocciosa e giunti al suo termine, si punta in alto ad una parete liscia e rossastra, si sale sino all’incirca alla sua base su pendio misto di erba e piccole pietre; si piega a destra con traverso su pietraia sotto la parete, con risalita lato opposto, in parte su tracce di animali ed alcuni traversi su pietraia si raggiunge il colletto, m. 2920 circa posto alla base del cono di vetta del Gran Carro.
Dal colletto si sale facilmente fra cenge erbose e qualche facile passo di arrampicata su massi accatastati fino a raggiungere la vetta con ometto e l’immancabile triangolino di vetta del CAI di Rivarolo Canavese.
Discesa sullo stesso percorso di salita.
- Cartografia:
- Mu Edizioni - Carta della Valle d'Orco
- Bibliografia:
- CAI-TCI Gran Paradiso