- Accesso stradale
- Libero fino a Pont Valsavarenche
- Osservazioni
- Nessuno
- Neve (parte superiore gita)
- Polverosa
- Neve (parte inferiore gita)
- Primaverile/trasformata
- Quota neve m
- 2000
- Equipaggiamento
- Scialpinistica
La neve è ancora presente sul percorso che adduce al rifugio Vittorio Emanuele II, ma già sabato 3 si presentava con una interruzione nella zona boscosa, dove il sentiero comincia a salire. In realtà sabato abbiamo portato gli sci per poco tempo, ma domenica in discesa la neve si era già ritirata molto. Considerare per il fine settimana prossimo un “portage” decisamente lungo fino a qualche centinaio di metri di dislivello dal rifugio (ovviamente è una stima, supponendo che il caldo perduri tutta la settimana).
Da rifugio in poi la neve era ottima sia in salita che in discesa. Conviene non partire troppo presto per non trovare neve crostosa dura nei pressi del rifugio. Per contro più tardi si parte, più coda si trova sulla crestina finale.
Inutili coltelli e ramponi.
Elena voleva salire il GranPa con gli sci e così abbiamo optato per questa più che gettonata salita. Domenica mattina siamo parti presto (forse troppo). Elena non stava per nulla bene, a causa di un mal di stomaco notturno che le ha impedito il sonno. Il mix fra freddo e voglia di salire hanno però spinto tutti a continuare. Sulla schiena d’asino i nostri amici Luca e Valentina hanno desistito per via del freddo pungente. Peccato ancora 10 minuti ed il sole li avrebbe scaldati e rinfrancati come ha fatto con noi. Elena nel frattempo si è ripresa e così siamo giunti in vetta più che sorridenti.
Sulla cresta fortunatamente siamo stati fra i primi e quindi eravamo già in discesa quando la fiumana di gente saliva e cominciava il caos e qualche battibecco.
In discesa farina da favola nella prima parte, poi un po’ di crosta dura verso il rifugio (il freddo ha impedito il disgelo) e poi pappa dal rifugio in giù.
Un pensiero per mia Nonna Delia, che ha sempre amato i 4000.