La parte più impegnativa della salita è il passaggio tra la seconda morena e lo sperone roccioso che poi porta all’immissione sul ghiacciaio di Laveciau, 10 metri circa di placca che se presa dritto per dritto ha dei passaggi anche di III e se in orario va affrontata alla luce delle frontali. Visto gente legarsi per passarla, cosa che senza protezioni (non ci sono né spit né spuntoni su cui girare la corda) è un bel modo per farsi male in tanti in caso di scivolata di uno solo…ma il mondo è bello perché è avariato. Per il resto, il ghiacciaio del Gran Paradiso non esiste praticamente più sotto la schiena d’asino, la parte bassa è per la maggior parte ghiaccio vivo di uno spessore che pare decisamente esiguo, quindi si passa per ovvie ragioni tutti quanti lato Laveciau. Su quest’ultimo crepacci aperti e visibili, la traccia segue il percorso più logico per passare in sicurezza ma il cedimento dei ponti di neve, soprattutto al ritorno, è un’eventualità non remotissima soprattutto sulla parte dai 3300 ai 3600. Terminale chiusa e passaggio agevolissimo.
Come al solito su questi percorsi ampia scelta di personaggi pericolosi, tipo runners in scarpe da ginnastica e ramponcini, cordate da 2 persone legate fra loro da 3 metri di corda che evidentemente cercano la morte in compagnia casomai succedesse qualcosa, gente che alle 11 saliva ancora sulla morena e varie ed eventuali. Visti gli elementi che quotidianamente si avventurano su questi terreni è un mezzo miracolo che non ci sia un brutto incidente ogni giorno…