Date le intense nevicate tardo primaverili, associate alle alte temperature dell’ultima settimana, non emerge nessun tratto ghiacciato e tutto il percorso è interamente ricoperto da neve inconsistente, che lo rende piuttosto faticoso e instabile.
Il pendio-canale (anche chiamato “collo di bottiglia”) che porta alla spalla del Gran Zebrù non è più il tratto più ripido dell’ascensione, si percorre con relativa facilità, anche se è soggetto a frequenti scariche di sassi provenienti da sinistra (salendo). Si consiglia quindi di percorrerlo tenendosi più a destra possibile.
Il pendio finale che conduce in cresta è oggettivamente più ripido, dato l’accumulo di neve in alto, e raggiunge un’inclinazione di circa 60 gradi. Data l’inconsistenza della neve non è possibile allestire nessun ancoraggio, se non utilizzando una catena metallica posta alla fine del traverso, prima del pendio stesso. Le facili roccette descritte nella relazione sono tuttora coperte di neve e non visibili.
Tutto il percorso è stato effettuato con una piccozza, può essere utile averne due solo per il pendio finale che conduce in cresta, vista l’inclinazione.
Grazie a Michela e paolo per aver condiviso l’ascensione