- Accesso stradale
- Capiente parcheggio a Chemonal
Come per il Corno Vitello un mese fa, sono tornata anche sul Testa Grigia a distanza di alcuni anni dalla prima salita, quella volta dal versante Champoluc e nella nebbia più completa. Il sentiero è in condizioni ottimali, impossibile perderlo anche volendo, è tracciato molto sapientemente e consente una progressione agevole, rapida e continua. Perfetto come allenamento per gite più impegnative. L’itinerario è da considerarsi E fino al colle Pinter. I tratti attrezzati non creano problemi e il passaggio sulla cengia è molto largo, oltreché in piano, un po’ di attenzione in discesa sul brecciolino nel tratto colle-vetta.
Oggi il Rosa si concedeva alla vista in tutto il suo splendore, ma io ho apprezzato anche il poter riconoscere montagne meno blasonate (tutta la cresta dallo Zerbion alla Roisetta sud e nord, i Rothorn, il Monte Rosso di Verra). La canicola offuscava però i massicci più lontani, Bianco, Rutor e GranPa che sembravano sospesi in un cielo liquido. Caldo massacrante, in punta mosche e farfalle a volontà e clima accettabile: se si parte all’alba, si è certi di arrivare fino a q.2000 circa camminando in ombra.
Oggi in solitaria, in vetta varia umanità. Al ritorno pausa-caffè con torta di mele al rifugio Alpenzù. Personalmente mi è piaciuto di più salire al colle Valfredda e poi al Corno Vitello, il sentiero è da cercare ma il percorso attraversa ambienti diversi (bosco, pascolo e poi pietraia) e un po’ più selvaggi.