Con l’obiettivo di ripercorrere le orme dei pionieri dell’alpinismo mi reco con il socio Andrea a fare due vie storiche: la via normale della Guglia Angelina (aperta nel 1911, la guglia prende il nome della moglie del primo salitore) e la via Bonatti all’Ago Teresita (aperta nel 1950, una delle prime vie di VI grado aperte dal forte alpinista). Alla fine la giornata prende una piega diversa a causa di un incidente in discesa dall’Angelina (per fortuna non fatale).
Dalla prima volta che ho visto questa guglia dal sentiero Cecilia ne ero rimasto affascinato, un pinnacolo verticale e slanciato, forse una delle guglie più belle del giardino di pietra.
Così dopo mesi di ricerche raccattando le poche info recenti disponibili sui canali di riferimento mi decido a tentarla. Solito avvicinamento per la Direttissima e poi su per il Canale dell’Angelina in poco più di un’ora siamo all’attacco contrassegnato da una larga fessura e una vecchia targa. La partenza come al solito è sempre dura, mani fredde e roccia fredda ma pian piano riusciamo a ingranare e iniziamo a scalare.
Ecco una piccola descrizione della via:
L1: fessura fisica iniziale, poi traverso su placca ed infine canale di rocce rotte, sosta su catena (IV – 50 m, spezzabile in due tiri, presenza di sosta intermedia)
L2: si aggira lo spigolo e si entra nel vago diedro che si segue fino a incontrare una sosta sulla sx (III – 20 m)
L3: si continua in verticale nel diedro un pò più tecnico fino a uscire all’intaglio in prossimità dell’anticima (IV – 30 m, sosta su catena)
La L4 (o L5), cioè gli ultimi metri che portano in cima, non l’abbiamo percorsa perché dalle poche info reperite non era chiaro se dopo la frana di 20 anni fa c’era ancora la sosta di calata sul versante opposto.
Discesa con 2 calate da circa 50 m lungo la linea di salita.
Tutta la salita si svolge bene e anche sulla prima doppia va tutto bene. Sulla seconda e ultima doppia succede l’incidente, il compagno di cordata ormai a soli 10 m da terra viene colpito da un masso alla testa e al ginocchio, che poi va a tranciare anche una delle due corde. Il compagno è in difficoltà e io non posso calarmi con una sola corda da 60 m data la lunga calata di 50 m, non mi rimane che contattare il Soccorso Alpino. Dopo circa 3 ore tra chiamata, intervento e discesa siamo giù in sicurezza. La giornata terminerà con 5 ore all’ospedale Manzoni di Lecco per accertamenti del compagno, per fortuna il casco gli ha salvato la vita, testa tutto ok e 4 punti al ginocchio. Grazie di tutto Soccorso Alpino!! 🙏
Difficoltà: AD/IV
Tiri: 3
Sviluppo della via: 100 m
P.s. per info generale: anche se 1/2 cordate all’anno ancora frequentano questa guglia (fino all’anticima) è decisamente sconsigliabile come anche altre vie della zona (notizia fresca, anche lo spigolo Ape all’Ago Teresita è messo molto male). Anche se i tratti di roccia sana ci sono ancora, per il resto si stacca davvero di tutto dalla parete. Purtroppo non esiste nessun comunicato recente che la sconsiglia e le info/relazioni recenti ancora presenti possono risultare fuorvianti.
Nonostante la disavventura è stata comunque una bella scalata, selvaggia e isolata!!
Le 3 stelle sono unicamente per la storicità e la bellezza della guglia in sé; dopodiché anche se in via la roccia non è così brutta (anche se ci sono tratti che richiedono molta attenzione, come alla fine del primo tiro) non mi sento di consigliarla anche perchè le soste sono molto vecchie e talvolta arrugginite, inoltre nel canalino della L2 si passa sotto delle scaglie strapiombanti a mio avviso alquanto pericolanti e il rischio di tirare giù “frigoriferi” durante le calate è molto elevato. In ogni caso se sorge l’interesse di ripercorrere questa via consiglio di fermarsi all’intaglio sotto l’anticima (dove si trova l’ultima sosta attrezzata) e di portarsi qualche chiodo/cordone da abbandono (la via in sé non lo richiede però può tornare utile qualora qualche sosta salti)