Grigna Settentrionale da Baiedo per la Val Cugnoletta e la via del Nevaio

Grigna Settentrionale da Baiedo per la Val Cugnoletta e la via del Nevaio
La gita
daniered
4 03/07/2016
Accesso stradale
Ponte di Primaluna (45.983826, 9.424554)

Leggera variante rispetto all’itinerario descritto, con partenza dal ponte di Primaluna, anziché da Baiedo.

La salita sino al rifugio Riva è abbastanza tediosa, svolgendosi quasi per intero su una strada forestale cementata (una quindicina di tornanti, con lunghi traversi). Qua e là sembrano esserci tracce (ripide) del vecchio sentiero, ma ho preferito seguire lo stradone, per non affaticare subito le gambe.

Dal rifugio Riva si segue inizialmente per San Calimero, sino a trovare le indicazioni per il passo della Stanga e il passo di Zapel. Segue un lungo traverso nel bosco, non particolarmente impegnativo, ma su sentiero abbastanza stretto e su pendio molto ripido. Soprattutto all’inizio, tornerebbe utile un machete, perché la vegetazione ha quasi completamente nascosto la traccia. Ad un certo punto, in un’ampia radura, vi è una deviazione per San Calimero, ma il sentiero (che forse passava per il passo del Solivo) sembra scomparire nel nulla già dopo pochi metri. Il passaggio della Stanga non è altro che una breve scala metallica inclinata. Dopo un po’ di ulteriore passeggiare nel bosco, si ritorna finalmente alla luce del sole e si risale obliqui sino alla prima bastionata della val Cugnoletta, dove l’ambiente inizia a farsi dolomitico.

Le prime catene sono solo dei corrimano, mentre il c.d. passaggio del Zapel è un po’ più impegnativo, perché bisogna arrampicare per una decina di metri su roccette discretamente verticali (o tirarsi su per la catena). Segue un bel tratto in un boschetto di pini mughi, si attraversa il letto (secco) del torrente e poi si risale un faticoso pendio erboso, sino alla seconda balza.

Qui ci sono altre catene, ma le difficoltà sono davvero minime. Di nuovo un bel boschetto di mughi, più lungo del precedente, e infine si arriva sul ghiaione, dove sembra davvero di stare nelle Dolomiti. Il sentiero è tracciato abbastanza bene e solo per poche decine di metri è così friabile da fare un passo avanti e due indietro 😉 Forse si potrebbe proseguire per la pietraia, ma conviene seguire la traccia, che si appoggia sul pendio erboso di destra (sinistra idrografica) e che raggiunge il passo di Zapel o di val Cugnoletta.

(1° video)

Da lì si potrebbe arrivare, in leggero saliscendi e in un ambiente davvero idilliaco, sino al rifugio Bogani, ma la via del Nevaio è ovviamente dall’altra parte, intuitiva su per l’unico vallone che si vede. La traccia non è immediata da trovare (ma forse perché ho cercato di puntarvi direttamente dal passo, senza andare a cercare il vero inizio del sentiero), ma è pressoché impossibile non intercettarla, dato che sale sul prato che sta sempre sulla sx idrografica.

Presto il prato si riempe di massi e, passando sotto una paretina, si rientra finalmente nel vallone pietroso, dove lo stesso si fa più stretto. Nelle condizioni attuali (inizio estate) c’è già un primo nevaio in un tratto dove la valle si allarga un po’, segue un’altra strettoia e poi c’è il Nevaio vero e proprio, quello che dovrebbe essere semi-permanente. Nessuna difficoltà a risalirlo, perché la pendenza è davvero minima e si giunge a un’altra fascia rocciosa. Si zig-zaga seguendo i segnavia rosso/bianco/gialli e, senza trovare eccessiva resistenza, si giunge a un ultimo traverso si pietraia (o su neve, a inizio stagione) che conduce alla bocchetta del Nevaio.

Lì si confluisce sulla traversata che arriva dal pizzo della Pieve (e dalla via dei Comolli, o invernale) e non resta che seguire il sentiero o le evidentissime funi sino alla vetta del Grignone. La traccia rimane abbastanza sul filo del crestone e, nelle belle giornate, la vista dovrebbe abbracciare tutta la conca che scende sino al rif. Bogani e poi alla valle dei Mulini. Durante la mia salita, la classica nube estiva avvolgeva la cima e dunque si è visto poco o niente.

(2° video, i primi 2:30 circa)

Gita nel complesso impegnativa dal punto di vista fisico, perché il dislivello dal ponte di Primaluna alla Cima è di quasi 1.900 metri. Per lo stesso motivo, si vedono però ambienti molto diversi e in generale abbastanza selvaggi e poco battuti dalle orde di camminatori. Sia visivamente che come tipologia di camminata, dà discrete soddisfazioni.

Non ci sono particolari difficoltà tecniche: il passaggio-chiave è quello di Zapel, dove alla peggio ci si tira su di forza per la catena.

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