Gita che era nata come acclimatamento per un’altra salita che poi non ho più fatto…non spenderò molte parole sul tecnico visto che l’ha fatto molto bene il simpatico Andrea aka marcestonex a cui ricambio il saluto. La bici fino a un po’ oltre il rifugio Prarayer l’abbiamo trovata molto comoda noi, soprattutto per il ritorno, ma sicuramente non è indispensabile. Poi impressionante l’opera dell’alluvione di metà Giugno, il sentiero di avvicinamento in certi punti da voragini profonde decine e decine di metri! Il rifugio stesso è stato risparmiato per davvero una manciata di terra, fa impressione vederlo dal vivo. Confermo la simpatia e disponibilità dei rifugisti, aggiungo che c’è fuori una canna dell’acqua gratis! Forse in anni più secchi è fuori uso, ma io ho apprezzato molto questa disponibilità. La via non è impegnativa tecnicamente, ma lunga, il tratto di salita in cresta (dove ci sono le fisse) è di una marceria indecente, ed eravamo contenti di essere lì per primi, invece noi in discesa abbiamo optato per le doppie, veloci e comode ma sulla penultima il togliere la corda mi ha mosso un sasso sul braccio…cose che capitano. Sicuramente il tratto significativo di questa salita è l’impegno fisico, si apprezza molto il fatto che su questo itinerario non c’è alpinismo di massa, chi arriva in cima se lo deve guadagnare con le sue gambe!
Con Simo, due bei giorni spesi in Valpelline