Dalla cima del Roc e sul sentiero verso il Ciargiur di Forno si godono ottimi panorami sui monti della val Sangone, sul Civrari, sulle borgate della valle del Sangonetto, su Coazze, sulla piana di Giaveno sino alla non lontana Torino
Il nome Jermo non è certo. In alcune carte si incontra un Termou e anche un Yermou (questo da escludere in quanto la Y non esiste nella lingua piemontese).
Relazione tratta da quella di Beppe46 su Lafiocavenmola http://www.lafiocavenmola.it/modules/news/article.php?storyid=8445
Dalla chiesa parte lo stradello prima asfaltato poi sterrato che porta con poca ascesa alla borgata Rolando. Dopo si prosegue sullo sterrato che al culmine raggiungerà lo spiazzo poco sotto le borgate del Ciargiur. Fatta una prima svolta a questa ne seguono altre, intervallate da lunghi traversi ascendenti, che permettono allo stradello di guadagnare progressivamente quota e di raggiungere più sopra lo slargo dove termina.
Un ripido tratto di sentiero porta sulla dorsale giungendo a metà strada tra il Ciargiur da Val e quello di Mezzo. Salendo a quest’ultimo si trova il rifugio del CAI di Coazze “Mario Bergeretti”. Poco sopra, presso il Ciargiur d’Amunt, si trova la bella chiesetta e la fontana dedicata al beato Piergiorgio Frassati. Lasciato l’insediamento si continua verso monte stando inizialmente sul proseguimento della dorsale (sentiero 418) sino al traverso nella faggeta che porta a delle prime indicazioni, e poi alle successive poco più sopra, dove si prosegue a destra per il Roc du Jermo (sentiero 419). Lasciata la traccia principale, con percorso quasi pianeggiante un sentierino taglia il pendio tra i rododendri portandosi in cima al Roc 1497 m.
Si ritorna poi sui propri passi fino al doppio bivio e a quello di sotto si prende a destra in direzione Ciargiur del Forno che si raggiunge con breve discesa. Dalla borgata posta in una panoramica posizione, completamente abbandonata, seguendo fedelmente la traccia e segni bianco-rossi ci si abbassa stando inizialmente su una rocciosa dorsale. Traversando poi per boschi e praterie incolte, trovata più sotto l’indicazione per la cava di calce, proseguendo si raggiungono più avanti i ruderi di alcune abitazioni che precedono di poco il notevole pilone al colletto Ruata.
Onde evitare di tornare percorrendo un lungo tratto di strada, qui giunti conviene prendere a destra la traccia che traversando lungamente nel bosco scende raggiungendo al fondo il rio discendente dal vallone Ricciavrè che si supera su un robusto ponticello. Preso lo stradello si prosegue in direzione delle miniere di talco di Garida, che merita un’accurata visita. Continuando sulla stradina ora bitumata, si perviene sotto alla borgata Prialli, terminando infine sulla strada principale. Sorpassato il viale che porta all’Ossario dei Partigiani, superato il rio, in breve si raggiunge lo slargo davanti alla chiesa di Ferria dove questo anello si chiude.
- Cartografia:
- Fraternali n° 4