Un alpinismo questo pulito e onesto, in controtendenza con le mode del momento, consapevole fino in fondo dei rischi che comporta per il solo fatto di essere praticato in ambienti ostili all’uomo. Di conseguenza non uno sport in senso stretto. Qui’ non c’e’ competizione con l’altro, si vive la salita come atto di liberta’, e la montagna e’ liberta’. Con forza e determinazione ci siamo avventurati in questo percorso irto di ostacoli e sorprese, non ultimo quello di trovarci all’insaputa ma non troppo, a dover inventare una discesa un po’ affrettata, causa il timore al sopraggiungere della notte, su baratri improvvisi, che hanno richiesto un’attento studio al fine di evitarli, escogitando tutte le malizie che l’esperienza di anni su questi terreni insegna a come venirne fuori. Non tanto la risalita della cresta sud.est molto tecnica per un breve tratto soltanto, con molto sfasciume con cui dovere fare i conti. Quanto la discesa affrontata con mille incognite al seguito, compreso il dover abbandonare il filo ben prima del colle per un canale invitante sulla sinistra, che ci ha portati ad un empasse da dove uscirne prima del calare delle tenebre, non e’ stata impresa facile. Si consiglia per un eventuale ripetizione di ritornare per la cresta di salita o scendere eventualmente al colle della Sassa lungo la cresta nord.ovest, ma cio’ implica un lungo e disagevole rientro ad anello. A meno che’ non si decida di pernottare al bivacco della Sassa e riprendere con calma il cammino a valle l’indomani. Giornata spaziale per un ascensione in ambiente repulsivo e severo, con tutti gli ingredienti per una salita ormai di stampo invernale. Rientro avvenuto alle luci delle frontali gia’ accesse’ a partire dai bordi del Lac Long.
Con Tiziana ancora una volta a dare il meglio di se, nel superare un test per lei decisamente impegnativo, ma che di sicuro gli servira’ in casi analoghi nell’ipotesi si dovessero ripresentare in futuro.