Avvicinamento: Dal rifugio Auronzo sullo stradone verso il R. Lavaredo, passare sotto lo Spigolo Giallo e piegare a sinistra verso la Frida e la Piccolissima.
Attacco: Alla vista di due targhe alla parete prendere prima il canale tra la Frida e la Piccolissima e poi salire sulla cengia in prossimità di una terza targa.
L1. Diedro molto aperto che si restringe in fessura, alcuni chiodi presenti e facile piazzamento di camme medie, IV+/V;
L2. Prendere il proseguimento del diedro che sfocia su un bel terrazzino, sosta con molti cordini, possibilità di calata, VI-/A0;
L3. Inizio sezione strapiombante. Dalla sosta si dipartono due linee, una più diretta è una variante, i chiodi sono recenti, più difficile. Per l’originale puntare ad un chiodo con anello (originale anche quello!) con cordino bianco molto usurato (tirare con cautela). Poi a sinistra per un diedrino e di nuovo a destra fino alla sosta, VII-/A0;
L4. Breve tiro che vince successivo strapiombo, VI+/A0;
L5. Non salire diritti ma prendere a sinistra nella larga fessura fino a costeggiare il pilastro, VI-;
L6. In breve sino alla sommità del pilastro, V+;
L7. Scendere di poco per aggirare lo spigolo e poi per risalti, IV/V+;
L8. Stesse caratteristiche al meglio per lame e gradoni, IV+/V;
L9. Prima cengia a sinistra, non è quella di discesa, cercare un chiodo di sosta in una nicchia, III;
L10. Salire ancora fino ad un’altra cengia, quella giusta, dalla quale si può uscire affacciandosi sull’opposto versante, IV;
L11. Camino, spesso bagnato che porta alla vetta, incontrando la prima calata, IV+.
Discesa:
Sulla cengia di uscita procedere con prudenza abbassandosi fino al versante Ovest. Da qui con una serie di doppie su anelli cementati fino ai ghiaioni. La quarta è la più lunga, tutte le altre con singola corda (massimo 25 metri). Attenzione ai sassi sia in calata che nel recupero dei capi.