- Accesso stradale
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Partito da Lillaz. Non avevo mai percorso il vallone di Bardoney e si è rivelato un luogo idilliaco, dallo stupendo lariceto iniziale alle amene vallette prative nell’alto vallone. Ho seguito i sentieri Alta via 2 e poi 13G e a quota circa 2500 ho lasciato l’antica strada di caccia, semi-rovinata, per traversare in piano verso sinistra e quindi risalire su pietraie e su ciò che rimane del ghiacciaio di Lavina fino al colle Lavinetta 2963m, a nord-est della Punta Lavinetta, dal quale tradizionalmente si fa iniziare la cresta di Bardoney (come scritto nella relazione si può partire dal colle di Bardoney per farla “integrale”). Come nell’avvicinamento, anche nella scalata della cresta ho seguito le indicazioni di G.C.Grassi nel suo libro “Gran paradiso e Valli di Lanzo…”.
La cresta, a dispetto di quanto ho letto sul web, l’ho trovata molto bella. La roccia non è vero che è deludente, anzi! Non mi è rimasta in mano una sola scaglia ed ho trovato solo un paio di massi instabili. Ovvio, io sto parlando del filo di cresta, dal quale praticamente non mi sono mai allontanato; se si va a sinistra la roccia si che è molto rotta, mentre a destra all’inizio è mista ad erba, poi è molto ripida… La prima parte dal colle Lavinetta è davvero di grande soddisfazione, in quanto il filo è molto stretto ed aereo, bisogna avere il passo sicuro…; poi fino a circa metà cresta vi sono i passaggi più interessanti, costituiti da brevi paretine, spesso fessurate, su roccia solida. La parte superiore diventa meno affilata in quanto a sinistra vi sono canalini di rocce sfasciate. Anche qui ho cercato di rimanere il più possibile sul filo (Grassi invece dice di continuare sul lato sinistro della cresta), ed ho trovato sempre una bella arrampicata. Trovato 2 chiodi e 3 cordini. Difficoltà AD+/D-.
La discesa lungo il crestone ovest, passando prima per la Punta nord, è veloce, bisogna fare solo attenzione alle lastre appoggiate l’una sull’altra. Sul crestone è presente qualche ometto, al suo termine è posto il recente bivacco Devis Gerard.
Il dislivello da Lillaz si aggira sui 1800m, a causa dei numerosi lievi saliscendi nel vallone. Per contro lo spostamento è notevole, il vallone è lungo… per fortuna avevo le scarpe basse, che si sono rivelate eccellenti anche in cresta. Infatti ho adottato uno stile “light and fast”, ci si stanca meno e ci si appaga di più…
Ramponi e piccozza a questa stagione possono essere utili ma non sono indispensabili, in quanto i tratti sul ghiacciaio sono brevi e poco ripidi, volendo evitabili. Io avevo solo dei ramponcini, che non ho usato.
Giornata spaziale con vista lontanissima a 360°. Un compagno fedele in cresta ce l’avevo: il vento, persistente ma non fastidioso. In alcuni tratti la roccia era un pò umida, di primo mattino la cresta rimane più all’ombra che al sole.
Gita in solitaria, i miei tempi (indicativi di un passo molto svelto): Lillaz-colle Lavinetta 2h40’, colle Lavinetta-Torre Lavina 1h30’, Torre Lavina-bivacco 50′. Nessuno sulla cresta, escursionisti al bivacco (è quasi completata la tracciatura del sentiero di accesso) e lungo il vallone.
Per i bikers: il sentiero dell’Alta via 2 dal rifugio Sogno di Berdzè a Lillaz, fatto in discesa, è uno spettacolo! Io l’ho fatto in mtb qualche anno fa e secondo me è uno dei più belli della Valle d’Aosta!