- Accesso stradale
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Bella via che segue in modo logico le debolezze della parete. Abbiamo trovato il nevaio ancora molto esteso ed essendo abbastanza ripido conviene avere ramponcini o almeno bacchette. Quasi sicuramente il vero attacco della via è 10 m sotto rispetto a dove abbiamo attaccato noi, coperto dalla neve. In ogni caso per non sbagliarvi, se trovate anche voi tanta neve, fate pure riferimento alla foto in cui è riportata la linea della via, ma non fatevi ingannare: si attacca subito a sinistra del diedrone più basso, si sale molto dritti e si trova subito la prima sosta (l’enorme masso che viene citato è evidente). Tutte le altre soste son state facili da trovare sia in salita che in calata. Per quanto riguarda la via nel complesso i primi 5/6 tiri si fanno molto in fretta, sono facili e i passi sono al massimo dei singoli, poi la musica cambia. Confrontandomi col mio socio concordiamo sul fatto che la percezione maggiore di difficoltà di questa via è data dal fatto che i passi più duri sui tiri più difficili sono tutti a distanze notevoli dall’ultima protezione, dal momento che non è sempre facile proteggersi. Attenzione Inoltre ad alcuni blocchi instabili più o meno grossi e alcune prese che rischiano di rimanere in mano, date due bussate prima di mettere un friend. Qualche indicazione per alcuni tiri:
L9: in partenza mi è venuto naturale risalire il diedro lavorato che si trova subito sopra la sosta e devo aver complicato notevolmente il tiro. Inoltre, così facendo ho dovuto fare un bel runout per ribaltarmi sulla placca e andare a rinviare i chiodi poco sotto la sosta. Probabilmente la linea giusta prevede di andare subito verso destra per poi proseguire dritti sulla placca fino alla sosta successiva.
L12: non ci sono bastate le corde per pochi metri, mi sono spostato e ho fatto sicura al mio socio dalla cengia erbosa poco sopra la sosta di L11.
Per quanto riguarda le calate siamo partiti un po’ prevenuti, avendo sentito di gente che ha lacerato le corde e ha dovuto chiamare i soccorsi. Pertanto abbiamo preferito calarci dall’ultima sosta solo fino alla cengia erbosa di cui parlavo prima, senza sfruttare l’elasticità della corda e arrivare alla sosta precedente. Così facendo si recuperano le corde praticamente nel vuoto senza rischi di incastri. Per il resto tutte le doppie sono filanti e drittissime. Grazie agli apritori per averci regalato una via di questo tipo su una cima del genere, in un ambiente maestoso e solitario. Un ringraziamento in particolare a popeantonio che ho contattato su Gulliver per chiedere qualche informazione e mi ha risposto prontamente fornendomi preziosi consigli.
Con Albi, avambracci e testa d’acciaio.