Ripetuta col babbo, che l’ha chiodata, insieme a Elisabetta e Rolando.
La via presenta una varietà di stili di arrampicata veramente notevole, con una prevalenza di scalata tecnica, che obbliga sempre a ragionare, anche sui tiri più facili.
La roccia, di certo, non è sempre di qualità verdoniana, ma su certe lunghezze è davvero bella. Ci sono alcuni punti (pochi tutto sommato) in cui bisogna fare un po’ di attenzione, ma basta sapere come e dove. Però è veramente incredibile cosa siano riusciti a tirar fuori da questo apparente marcione i due chiodatori. Ci sono certi tiri, e mi riferisco in particolare a L2, L3, L8, L9 e L12, che meritano ampiamente un giro su questa via.
Bellissimi i primi due 6c, che non regalano nulla e vanno scalati con attenzione, onde evitare di sbagliare le sequenze, sempre abbastanza obbligatorie.
Strepitoso l’ottavo, un murone con una linea tutta da ricercare ed uno scherzetto finale non scontato.
Il 7a presenta una sezione di un metro veramente criptica, da diedraioli incalliti.
L’ultimo tiro cavalca un bel muro bluastro con ormai tutto il vuoto della parete sottostante. Questi cinque in particolare sono davvero speciali, e rendono la via nel complesso bella impegnativa, facendo dimenticare quelle tre o quattro lunghezze di roccia un poco sfogliosetta.
Bravi gli apritori, davvero, che a scapito delle difficoltà proprie di un paretone come questo, hanno creato una linea veramente interessante.