Sentiero da Praborna per Bonplan ripulito di recente nella parte bassa, frecce gialle frequenti e visibili, solo qualche tratto un pò infrascato ma traccia sempre in evidenza. Dopo l’Ommo, le frecce sono più rade ma la traccia è ben individuabile, fare solo attenzione a non scendere a destra verso un omino eretto su un punto panoramico: il sentiero non tira verso l’omino ma rimane in quota (c’è una freccia gialla poco più in là, che lo indica bene). Poi tutto si fa ordinario sino alla madonnina di Laures.
In salita per il colle Leppe, il sentiero è quasi completamente una pregevole scalinata su rocce stabili, frecce gialle abbondanti, non serve mai l’intuito per indovinare il tragitto. Solo una volta giunti nell’incavo che introduce all’ultimo pianoro riccioso, col colle in vista, le frecce spariscono, gli omini non si scorgono perché ben “mimetizzati”: occorre tenere la destra e risalire gli sfasciumi uscendo dalla conca, sempre tenendo il colle a vista. Il sentiero di fatto aggira il fianco destro dell’anfiteatro con al centro il colle (che non è segnalato dall’evidente omone con cartello bianco -cioe’ un cartello a scopo venatorio – che si scorge tutto a sinistra) a cui si giunge con un zigzag finale su un bel “ghiaione” grigiastro.
Da lì la discesa sino a Grande Chaux è su traccia non troppo battuta o segnalata ma sempre intuibile con facilità: impossibile sbagliare, non c’è bivio.
Dal parcheggio dell’area pic-nic di Druges, il giro completo consta di 28,9 km per 2030 metri di dislivello in salita.
Fauna in abbondanza, ma nessun umano per tutto il giorno, salvo alcuni escursionisti fermi al Menabreaz.
Tanti complimenti a mio figlio Nicola, quindici anni appena fatti, mio unico accompagnatore di oggi, che si è sorbito senza lamenti 10 ore buone di cammino con una sola pausa degna del nome, ossia 20 minuti per il pranzo presso il bivacco Menabreaz.