Seguire il sentiero per il rifugio fino alla passerella immediatamente a valle di un piccolo sbarramento idroelettrico (si può arrivare fin qui anche seguendo il cosiddetto “tracciolino” che parte dal Lago dietro la Torre con più spostamento ma quasi tutto a mezza costa, la strada per il lago però è dell’Enel ed è provvista di una sbarra, anche se spesso aperta è in teoria vietato il transito). Abbandonare allora il sentiero e attraversare il torrente risalendo per pietraia e zone prative il conoide che scende dal grande pilastro della Lera denominato “Le Prigioni” (su questa struttura si trova la bella via aperta da Manera, Meneghin, Ribetti e Sant’Unione). Salire senza via obbligata fin contro lo zoccolo della parete. Da qui proseguire a sinistra (verso sud-est) costeggiando più o meno la parete, attraversare un canale franoso e proseguire su una vaga traccia su pietraie e sfasciumi stando ancora contro la parete fino a un colletto a quota 2600m. Qui inizia una lunga ed esposta cengia erbosa (traccia di sentiero) che si segue costeggiando tutta la parete est della Lera fino al suo termine dove si scende brevemente, su pietraia, nell’impluvio determinato dal Rio della Lera (quota 2860m). 3h 30’ dall’auto.
- L1 – sotto il canale di destra del Rio della Lera attaccare il pilastrino subito a sinistra (faccia a monte) del suddetto canale dove scorre l’acqua superando un primo tratto verticale che dopo una ventina di metri esce sul vasto plateau pietroso soprastante. IV+.
- L2 – trasferimento: salire a piedi sulla pietraia fin contro alla grande e liscia, ma appoggiata, placconata soprastante di colore giallo-rosa.
- L3 – salire per una trentina di metri la grande placconata, non difficile ma improteggibile, fin dove muore contro il successivo pilastro grigio. IV-
- L4 – attaccare il compatto pilastro salendo su bella roccia grigia a tratti lavorata (non sempre facile proteggersi) fin dove diventa più rotto e articolato. IV+
- L5 – salire su una vaga crestina di roccia ed erba fino al successivo pilastro di colore nerastro. III
- L6 – attaccare il pilastro nerastro e uscire ascendendo verso sinistra, in direzione del bordo del canale di sinistra del Rio Lera. IV
- L7 – a questo punto bisogna traversare orizzontalmente su una stretta cengia erbosa che passa sul versante idrografico sinistro del canale di sinistra del Rio della Lera. Tale cengia porta a una placca che si sale fino al suo vertice su una cornice. Qui occorre scendere nella conca sospesa sopra una cascata del canale con un non facile passo in discesa. III+ e passo di IV in discesa
- L8 – trasferimento. Risalire la conca di sfasciumi (nevosa ad inizio stagione) fino al suo vertice in alto a sinistra.
- L9 – salire il pilastino verticale fino ad uscire su una zona di placche a tratti sporche di detriti. Attenzione alla qualità della roccia, tiro poco proteggibile. IV+ inizialmente poi più facile
- L10 – salire obliquando a destra verso un marcato e ripido canale terroso e di sfasciumi (nevoso ad inizio stagione), attraversarlo e sostare sulla sua riva opposta su gradini di roccia marcia, sotto una nicchia. Lunghezza su terreno molto brutto. L’attraversamento del canale è in comune con la via “Sguardo sulla Valle”. III
- L11 – salire sopra la nicchia e sostare all’inizio del diedro, sotto uno strapiombino a sinistra, al riparo dalle scariche. Tiro in comune con “Sguardo sulla Valle”, breve ma impegnativo a causa della qualità della roccia e della terra che rende rischiosa la progressione. IV+
- L12 – salire il diedro fessurato sulla destra della sosta e uscirne verso sinistra su blocchi instabili molto pericolosi e poco proteggibili. Salire fino alla base del soprastante muro da dove a destra parte un diedro con la faccia sinistra biancastra. La prima parte nel diedro è in comune con “Sguardo sulla Valle” che poi prosegue nel diedro basso di destra con la faccia più nerastra. V
- L13 – salire il diedro utilizzando la placca biancastra, molto liscia inizialmente e poi con piccoli appoggi, della sua faccia destra fino a una cengia inclinata che taglia la parete. Tiro molto delicato e non sempre ben proteggibile. VI-
- L14 – risalire la cengia inclinata (possibile scappatoia verso il basso a sx) oltrepassando la grande placca verticale soprastante fino a dove la parete diventa più articolata. Da qui abbandonarla e salire stando più o meno sullo spigolo di destra. III+
- L15 – proseguire su rocce articolate fino alla base del pilastro sommitale. III+
- L16 – attaccare il pilastro e salire obliquando a sinistra, stando a sinistra dello spigolo affilato, fino ad uscire in vetta
Discesa:
dalla vetta percorrere la facile cresta verso nord (destra, faccia verso salita) e scendere senza difficoltà nel canale pietroso opposto alla parete di salita (versante ovest). Giunti nella conca pietrosa sottostante portarsi al suo centro reperendo il sentiero segnato da ometti che porta alla Lera. Dal margine della conca scendere e a quota 3080m abbandonare il sentiero che divalla verso Malciaussia andando invece al Colle Testa Nera, stretto intaglio compreso tra le propaggini che scendono dalla Punta Testa Nera e un aguzzo picco sulla sua destra.
Scendere nello stretto canale inizialmente per gradoni di roccia biancastra simili a una scala e poi per detriti senza difficoltà. Al termine del canale non perdere quota ma piegare a sinistra (faccia a valle) traversando verso una cascata su una cengia erbosa con qualche tratto esposto. Superare la cascata e continuare a traversare fino al termine della cengia. Da qui con mezzacosta leggermente in salita raggiungere il Colle Due Teste (2963m).
Dal colle conviene portarsi sull’estremo dosso che guarda la pianura e scendere sulla sua sinistra su pietraie e sfasciumi, ritornando all’attacco. Da qui a ritroso per l’itinerario di salita. Circa 3h 30’, contare lo stesso tempo anche nel caso si parta dal Lago dietro la Torre. Una alternativa di discesa è quella che sfrutta la cengia che taglia la parete all’altezza di S13. Dalla vetta invece che scendere nel canale a ovest si scende sul versante di salita sfruttando una cengia e poi le balze a fianco della via fino ad incontrare la cengia diagonale che si discende fino a sbucare in un grande canalone pietroso. Lo si scende arrivando all’altezza del Colle Due Teste. In questo modo si evita il lungo, ma più facile e sicuro, giro dalla normale. 2h 30’ / 3h.