Fino alla vigilia la meta era un’altra ma la paura di finire a fare “i gorilla nella nebbia” ci ha portati in Valpelline. Ottime condizioni, poca neve fino all’alpe di Pra de Dieu (se si escludono i canaloni e la conca dell’Arbiere) e ancora buon innevamento in quota, anche se sotto la norma per il periodo. Usando molto le gambe e poco il cervello, cicchiamo subito il percorso, imboccando un bel sentiero con bolli rossi che parte poco oltre il ponte di Poullaye e termina dopo quasi 400 m di dislivello a una cava sopra una frana nei pressi una presa dell’acqua costruita in una gorgia. Fortunatamente proseguendo nel bosco sopra la cava e costeggiando la gorgia ci si ricongiunge al percorso corretto poco sotto Pra de Dieu.
Al mattino seguente il rigelo è perfetto e saliamo subito con ramponi ai piedi. Il pendio/canale finale è ben innevato e tracciato e questo ci facilita un po’ le cose. Si sale obliquando verso dx e si esce ad una spalla della cresta N (ometto) da dove piegando a sx per facile roccette o misto in breve si raggiunge la croce. Non si deve raggiungere la cresta SE, come indicato da qualcuno. Grazie al meteo, sulla piccola vetta l’effetto è tipo sorvolo aereo: solo le cime oltre i 3300 escono dalle nubi, come isole in un mare. Fantastico. Discesa tranquilla con neve ancora dura fino al bivacco. Abbiamo scelto il momento giusto per salire questa montagna: itinerario tanto bello in queste condizioni, quanto assolutamente sconsigliato con poca neve e/o alte temperature.
Anche oggi con gli amici Emma e Renato, eterni ragazzini.
Dedico questa salita ad un’amica che oggi ha finalmente realizzato un sogno…