L’itinerario è condiviso con quello che conduce al Mongioia fino in prossimità di alcune grange a quota 2400 m circa, poco prima del pianoro che occupa la parte centrale del vallone del Rui. A questo punto si deve deviare sulla sinistra per inoltrarsi nel vallone Baiso del Colle seguendo qualche raro ometto. Si procede dunque per il ripido pendio prima su prato poi su pietraia fino a una conca delimitata dalla Punta del Vallone del Lupo e dalla Testa di Malacosta, dove si trova un grosso masso erratico. Con un ultimo faticoso strappo si arriva al Colle di Malacosta, posto sul confine francese, e infine alla piatta sommità della Testa omonima.
Una delle escursioni più belle che abbia mai fatto. Sarà per la totale assenza di altri escursionisti che ha favorito un contatto diretto con la montagna, sarà per l’ambiente alpino particolarmente selvaggio, sarà soprattutto per lo splendido colpo d’occhio sulle altrettanto selvagge montagne francesi che sono comparse quasi all’improvviso una volta svalicato il Colle di Malacosta. In discesa l’intenzione era quella di ricongiungersi con una traccia risalente la destra orografica del Vallone del Rui verso il Col de Longet (da non confondersi con l’omonimo colle presso i Laghi Bes), così da salire anche il non distante Mongioia ma l’acido lattico alle gambe non me l’ha permesso. In compenso sono passato dalle Grange Sablus, arroccate a margine del Vallone Baiso del Colle e balcone panoramico perfetto sulle vette della Val di Bellino. Gita straordinariamente bella!