Materiale: 2 mezze corde da 60 metri, casco, 6/7 rinvii, cordoni e ghiere per le soste, nut, friend e qualche chiodo: la via è in parte attrezzata con chiodi
Seguendo segni rossi ed ometti, le tracce conducono verso destra, alla base delle placche e delle colate detritiche che scendono dal Càire Muraiòn. Risalito un erto pendio di sfasciumi, si traversa verso sinistra lungo un sistema di roccette, brevi cenge e canalini, intervallati da lingue detritiche o nevose. Proseguendo con diagonale ascendente, le tracce guidano verso l'imbocco dello stretto Canalino della Maledìa, fra la stessa Maledìa ed il Càire Muraiòn.
Quando ormai si è sul pendio di mobili sfasciumi che sale verso l'imbocco del canale, si taglia in piano verso sinistra (attenzione alle pietre mobili!) e ci si porta alla base della parete, presso una fessura diagonale da destra a sinistra, sulla verticale di una grossa macchia nera ben visibile già da lontano (h 0,30, attacco).
Si possono contare 14 tiri di corda:
1 – Si attacca la fessura, superando all’inizio un gradino di circa 2 metri (II°+): si prosegue poi in diagonale, seguendo una serie di esili cornici (II°), fino ad un pianerottolo erboso. All’estremità sinistra del pianerottolo si scala un diedro verticale, all’inizio un po’ erboso, poi un po’ più ostico (III°): superato un breve strapiombo, si esce a destra (delicato) su di una stretta cengia erbosa dove si sosta (2 chiodi e cordone, 45 m);
2 – Si rientra nel diedro con un passo a sinistra, e si sale ancora qualche metro (II°+), fino ad incontrare una cengia a sinistra (chiodo): si traversa allora a sinistra lungo la cengia (II°), poi si sale lungo una rampa rocciosa (II°) fino ad un terrazzino alla base di una liscia placca (2 chiodi, 30 m);
3 – Si può scalare direttamente la placca (IV°-, difficile da proteggere), oppure doppiare lo spigoletto a sinistra e scalare il diedro sovrastante (III°+), per poi ritornare a destra, al di sopra della placca (2 chiodi e cordone). Di qui si trascura il sovrastante caminetto con blocco incastrato e si traversa ancora a sinistra, lungo una cornice e poi una rampa erbosa (II°) che porta alla base di una paretina di circa 5 metri. Si scala la paretina nella sua parte destra (III°+, roccia friabile) e si esce su di una comoda terrazza erbosa alla base di ripide placche (2 chiodi di sosta, 40 m);
4 – Si attacca direttamente la placca sopra la sosta, piuttosto verticale ed impegnativa (III°+). Raggiunto dopo circa 10 m un chiodo, si traversa a sinistra per 5-6 metri lungo una liscia placca (III°, delicato) fino ad un terrazzino con chiodi, per poi scalare direttamente la sovrastante placca biancastra, leggermente strapiombante ma ben ammanigliata (IV°-), fino all’imbocco di un canale diagonale verso destra (chiodi, 35 m);
4bis – Si tratta di una variante: dal chiodo, invece di traversare a sinistra, si prosegue dritti lungo una placca bianca strapiombante (IV°+), poi si prosegue lungo una ripida rampa rocciosa a sinistra (IV°, esposto) fino a doppiare lo spigolo e ad immettersi nel canale diagonale verso destra;
5-6 – Si risale il canale, dapprima per detriti, poi per placchette erbose via via più verticali (II°/II°+), fino a portarsi alla base delle grandi placche che costituiscono la parte mediana della parete, in corrispondenza di una paretina verticale verso sinistra (80 m, soste non facili da approntare);
7 – Si attacca la paretina sulla destra e se ne esce a sinistra (III°), ritrovandosi all’inizio di un canale rampa obliquo verso sinistra. Si sale lungo il canale, per erba e rocce, fino ad un chiodo di sosta (35 m);
8-9 – Si scala un breve caminetto (II°+), poi si prosegue lungo la rampa rocciosa in obliquo a sinistra, su terreno delicato perchè friabile e scivoloso, fino ad un grosso ometto posto su di un esposto terrazzino (70 m, sosta da approntare);
10 – Si sale un breve gradino, poi si traversa verso destra lungo un’esile cengia molto esposta (III°+, 2 chiodi lungo il tragitto): superato un breve spancio, la cengia si fa via via più ampia e le rocce più appigliate (II°+). Si scala poi un breve muretto (III°-) fino ad uscire in un piccolo circo roccioso alla base di un canalino che sale in cresta (2 chiodi di sosta più un altro chiodo poco più in alto a destra, 50 m);
11 – Si sale lungo il canale, di rocce ripide ma ben appigliate (II°) e si esce ad una forcellina sulla cresta sommitale, da dove appare il Lago Lungo (20 m, sosta su spuntoni);
12 – Si attacca il torrione a destra, per una placca inclinata e fessurata (II°): raggiuntane la sommità, si scende dall’altra parte per circa 5 metri (II°) fino alla successiva forcella (20 m);
13 – Il gendarme successivo si evita verso sinistra (versante Lago Lungo) scendendo per una cengia fino ad un caminetto, che si risale facilmente (II°) fino a ritrovare la cresta al di là del torrione (25 m);
14 – Proseguendo lungo l’aerea cresta, si scavalcano ancora due modesti gendarmi e si risalgono le ultime ripide rocce (I°+) che conducono sulla Cima della Maledìa (2 croci + libro di vetta).
N.B.: gli ultimi 3 tiri di corda, vista la facilità del percorso, possono essere anche effettuati in conserva.
Discesa:
dalla vetta ci si dirige verso Nord, lungo un pendio detritico molto friabile (massima attenzione!). Mantenendosi a destra, si perde quota velocemente, fino ad imboccare un canalino detritico (I°+) che, con percorso arcuato, deposita sulle vaste pietraie alla base del versante Nord-Ovest, dove giacciono i resti del piccolo Ghiacciaio della Maledìa: nel canalino bisogna prestare molta attenzione alle pietre mobili, in quanto tutto il versante presenta un’eccezionale friabilità! Traversando per detriti, si raggiunge velocemente il vicino Colletto Muraiòn (2930 m, h 0,20 dalla vetta). Se le condizioni lo consentono, o se si ha l’adeguata attrezzatura (piccozza e ramponi) conviene sicuramente scendere lungo il Canalino della Maledìa fino alle pietraie sovrastanti il Ghiacciaio di Pagarì. Solo a titolo informativo, viene qui proposta un’alternativa di discesa che evita il canale, ma che presenta elevati rischi oggettivi legati alla friabilità ed alla scarsa proteggibilità del terreno su cui si svolge.
Dal Colletto Muraiòn si risale dall’altra parte lungo la cresta del Càire Muraiòn finchè non appare evidente una possibilità di discesa sulla destra, per un pendio di erba e pietre mobili. Si scende lungo il pendio, con estrema cautela vista la friabilità e l’esposizione, fino a raggiungere lo spigolo dello Sperone Sud-Ovest dell’anticima del Càire Muraiòn.
Si segue in discesa lo spigolo, con percorso molto esposto e pericoloso (passi di II°/II°+) finchè questo non precipita decisamente verso il fondo del Canalino della Maledìa: si scende allora verso destra, lungo un sistema di placche sempre più ripide ed esposte sul canale (qualche passo di III°) fino ad un terrazzino con chiodo: con una doppia di 20 m si arriva sul fondo del canale, dove ormai generalmente questo risulta sgombro di neve. Scendendo per detriti e roccette, si ritorna sulle pietraie alla base della parete della Maledìa, e di qui nuovamente al rifugio (h 1,00 – 1,30 dalla vetta, a seconda del percorso seguito).
- Bibliografia:
- www.rifugiopagari.com