La gita inizia a freddo con una serie di zig zag che fanno guadagnare circa 300 metri di dislivello. Il sentiero si abbatte, si passano due corsi d’acqua quest’anno belli gonfi e si arriva con un breve strappo al bivio per il Colle del Manzol. Il sentiero si addentra nel piede della conoide che scende dal Colle ed inizia una salita su stretti tornanti impostata dapprima su fini detriti, per spostarsi poi sulla spalla rocciosa a sinistra salendo, allontanandosi dalla parete del Manzol. Quando si lascia la conoide, ormai giunti al suo apice, nel canale che sale direttamente al colle è presente un cavo arrugginito, su cui non porrei gran affidamento. Si sale quindi al colle con alcuni passaggi un po’ esposti e delicati con neve e ghiaccio, assicurati da catene, superflue in una bella giornata. Dal colle ho seguito la traccia evidente che sale all’inizio sulla cresta, per poi lasciarla e puntare a sinistra. Quando gira e si inoltra tra le rocce, un semplice passaggio dove usare le mani supera la fascia rocciosa e sopra riprende una traccia di sentiero che porta comodamente alla vetta. Io ho sbagliato, credendo che le difficoltà fossero maggiori e ho continuato in piano verso sinistra. Ho comunque dovuto arrampicare per passare la fascia rocciosa e scendere in un ampio canale usato dagli stambecchi che poi ho risalito su detriti fino a riprendere il sentiero sotto la vetta. Evitatevi la fatica. In vetta insieme a me sono arrivate le nuvole e quindi a mala pena sono riuscito a vedere la Meidassa ed il Monte Granero. Sceso seguendo il sentiero e gli ometti. Poche persone in giro, due francesi in vetta e due italiani che si sono fermati al colle.