Avvicinamento:
Seguire il sentiero sul fondo del vallone fino al pianoro di Balma Massiet, superare il circuito di massi “Polvere di Stelle” e raggiungre il masso del “Libro”, quindi le indicazioni che segnalano la “Parete della Bestia nera”, risalire lo zoccolo erboso (ometti) passare sotto la Sfinge e raggiungere l’evidente base della “Bestia Nera”
Qui 3 possibilità:
1) seguire la via omonima (3L max 6b) uscendo sulle cengia rampa alla base del “Muro delle Gemme”
2) Salire la via dei Nomadi (4L max 5)e dopo una rampa erbosa raggiungere il margine destro del “Muro delle Gemme”
3)portarsi a sinistra della “Bestia nera” nel canale che dà accesso alla gola di “Bocor” e superare una strettoia su placca liscia (4c e nessun chiodo)con acqua sul fondo dell’incisione e uscire sulla cengia alla base della “Muro delle Gemme” in corrispondenza dell’attacco di “Una via
tutta mia”.
In ogni caso si risale la cengia rampa e si traversa per terrazze e macchie di maggiociondoli verso nord (attenti alle vipere) fino a reperire l’evidente letto del torrente che origina sotto la bastionata la cascata del “Mostro di Gilgamesh”. Si è a questo punto all’imbocco del
Vallone sospeso di Marmorand. Risalire il letto del torrente se vi è poca acqua, caratterizzato da alcuni salti e blocchi instabili con arbusti da valanga, oppure tenersi a destra sulle cengie erbose con arbusti (meglio fare degli ometti per la discesa). Raggiungere al meglio l’altezza della parete di Marmorand sulla sx idrografica dell’incisione torrentizia e portarsi sul suo versante est – settore destro, dove, in prossimità di una placca con fessura, parte l’itinerario 1 spit visibile.
L1: attaccare la placca incisa dalla fessura un pò sporca 6a+ (1 spit)poi seguire dei gradini fino a una cornice ove si attrezza la sosta (utili chiodi). Si può fare un tiro unico con il secondo.
L2: placca con partenza fisica in fessura poi lame impegnative e sporche fino alla cengie erbosa 6ab ostico. La sosta è più a destra alla base di un diedro, ma è meglio attrezzarne una sulla verticale dell’uscita.
L3: Diedro con tetto di sbarramento in uscita, ove occorre andare a destra 4c, poi per placche al meglio 5b fino al margine di un canale rampa; Soata a un chiodo da integrare.
L4: Andare a sinistra per placche e si guadagna una cengia erbosa individuando un’impennata di roccia lavorata con un breve camino che si supera 4c e salire a destra su un ballatoio quasi alla base del bel diedro che caratterizza la parte finale.
L5: seguire il diedro con bell’arrampicata lungo la fessura di fondo 5c ma con appoggi per i piedi molto sporchi e lichenati 5c e 6a, fino alla sosta attrezzata dove è bene terminare la via.
Volendo è possibile uscire in vetta sulla cuspide finale scalando una strana spaccatura.
Discesa: Con 40 m dalla S5 fino a un terrazzo dove vi sono due chiodi “fatti in casa” ma buoni (colorati in origine di giallo). Di qui sulla verticale due doppie sulla Via Vendifumo (spit artigianali)
Materiale in posto 3 spit e 2 chiodi. portare una scelta di chiodi e una serie di friend fino al 3. Utili cordoni, maillon, e alcuni nut medio piccoli.
la via rappresentò un vero gioiello delle alte pareti del vallone, ma comportò anche una notevole pulizia delle fessure e di alcuni tratti d'uscita sulle cengie erbose. La lontananza della parete e il macchinoso avvicinamento, hanno determinato nei vent'anni successivi forse 3 o 4 ripetizioni al massimo, cosicchè la vegetazione si è ripresa il suo spazio. Oggi la via è per lo più riservata ai collezionisti del vallone, più amanti degli ambienti severi ed isolati che della scalata fine a sè stessa. La relazione si riferisce all'ultima ripetizione che è stata fatta a distanza di parecchi anni, senza ritrovare in alcuni punti la via giusta e le soste. "Prenderla dunque con le molle".
- Cartografia:
- Fraternali Editori - Alte Valle di Lanzo
- Bibliografia:
- Vallone di Sea un mondo di pietra - M. Blatto