Note
Salita griffata (Gogna) di stampo classico, che si qualifica più per l'impegno psicologico che per quello tecnico. Passaggi belli e impegnativi ma tiri generalmente discontinui.
Richiede padronanza del grado su movimenti inusuali per i falesisti, per questa ragione ho tradotto il VI obbligato con 6a.
Usati una buona scelta di friend fino al 4 camalot (per l'ultimo tiro) e alcuni dadi medi.
Avvicinamento
Richiede padronanza del grado su movimenti inusuali per i falesisti, per questa ragione ho tradotto il VI obbligato con 6a.
Usati una buona scelta di friend fino al 4 camalot (per l'ultimo tiro) e alcuni dadi medi.
da Bergamo imboccare la Val Seriana, al bivio per Clusone continuare dritti in direzione Ardesio e Valbondione. Qui giunti oltrepassare l'abitato nella stessa direzione di marcia (no bivio che sale a destra) e, quasi al termine della strada, individuare una piccola funivia sulla sinistra e in basso rispetto alla strada. Se c'è posto il parcheggio della telecabina è perfetto per lasciare l'auto.
Superare il torrente per il ponte e imboccare il grosso sentiero sassoso che sale in direzione del rifugio Curò. Giunti al borgo di Maslana (20/25 min) oltrepassarlo (frecce rosse) e dopo una fontana e un canale deviare a sinistra per una traccia inizialmente poco evidente, che sale per ripidi prati verso il bosco. Nel bosco il sentiero ritorna ad essere ben marcato e abbondantemente segnalato con bolli gialli. Dopo un lungo obliquo a destra il sentiero riprende a salire verso una forcella costellata di tralicci elettrici. Porre molta attenzione perché sulla sinistra parte una traccia (parzialmente nascosta dalla vegetazione) che abbandona il sentiero principale circa 100 m prima di scollinare e si addentra nuovamente nel bosco in direzione del Pinnacolo. Dopo questo bivio è impossibile sbagliare e un'ottima traccia, con bolli e due brevi corde fisse alla fine, conduce alla base della parete davanti al grottino da cui inizia la via.
Descrizione
Superare il torrente per il ponte e imboccare il grosso sentiero sassoso che sale in direzione del rifugio Curò. Giunti al borgo di Maslana (20/25 min) oltrepassarlo (frecce rosse) e dopo una fontana e un canale deviare a sinistra per una traccia inizialmente poco evidente, che sale per ripidi prati verso il bosco. Nel bosco il sentiero ritorna ad essere ben marcato e abbondantemente segnalato con bolli gialli. Dopo un lungo obliquo a destra il sentiero riprende a salire verso una forcella costellata di tralicci elettrici. Porre molta attenzione perché sulla sinistra parte una traccia (parzialmente nascosta dalla vegetazione) che abbandona il sentiero principale circa 100 m prima di scollinare e si addentra nuovamente nel bosco in direzione del Pinnacolo. Dopo questo bivio è impossibile sbagliare e un'ottima traccia, con bolli e due brevi corde fisse alla fine, conduce alla base della parete davanti al grottino da cui inizia la via.
- 1 tiro: salire verso destra per rampa erbosa all’albero, da qui dritto per roccia erbosa e lavorata fino alla sosta (in comune con altre vie) costituita da una terrazza con spit III+,III
- 2 tiro: ignorare gli spit e risalire la placca in prossimità dello spigolo sul suo margine destro, all’altezza di un grosso albero sulla destra oltrepassare il filo dello spigolo, che costituisce una delle due facce di un diedro erboso. Risalirlo fino alla sosta, costituita da un chiodo e un golfaro, sotto una grande fascia strapiombante ad arco. V, IV, III
- 3 tiro: alzarsi per il diedrino nero che conduce alla base del tetto (chiodi) e traversare lungamente sotto il tetto, sfruttando un sistema di liste e tacche. Infine puntare allo spigolo sul margine destro che si supera con passaggi obbligati. La sosta, costituita da 2 chiodi e un dado incastrato è qualche metro a destra del tetto nella placca incisa da fessure. VI-, V, VI, 4 chiodi
- 4 tiro: alzarsi dritti per muretti fessurati e affrontare il pilastrino verticale (chiodo) che immette nel camino. Seguirlo fino alla sosta (masso incastrato e spit). V, VI, V, 2 chiodi
- 5 tiro: traversare a sinistra (primo chiodo a lama poco visibile vicino alla sosta) al secondo chiodo (per metà fuori) scendere decisamente per completare il traverso a sinistra fino a un sistema di buone lame che si risalgono fino all’evidente sosta, fatta da tre chiodi e un golfaro. V+, VI 2 o 3 chiodi.
- 6 tiro: risalire la fessura strapiombante fino a dove si chiude, da qui uscire a sinistra e per tratto appoggiato più facile giungere ai due spit con moschettoni di calata che costituiscono la sosta. VI+, IV+ 1 chiodo e un friend incastrato.
- 7 tiro: ignorare gli spit e risalire il diedrino erboso sulla sinistra oppure la placca lavorata sul margine destro di tale diedrino, puntando alla lama-fessura (ove è presente un chiodo) che si apre diventando un grosso camino. Sosta su massi incastrati alla base del camino. V, 1 chiodo.
- 8 tiro: risalire il camino apparentemente sprotetto e impressionante. In realtà all’inizio si trovano due spit (di vie adiacenti, ma ampiamente sfruttati dai ripetitori) il primo a sinistra il secondo a destra. Poi due chiodi abbastanza vicini prima di un tettino. Evitare il tettino sulla sinistra del camino risalendo un muretto con 2 chiodi, rientrare nel camino e risalirne un lungo tratto sprotetto fino a uno spit artigianale nero. Qualche metro sopra un ultimo chiodo sulla destra. Al suo termine il camino sfocia in una grande terrazza erbosa chiusa da un imponente tetto, dove si attrezza la sosta su spuntoni (massi). Considerare un tratto sprotetto di circa 8 metri con alcuni metri di VI.
- 9 tiro: risalire la lama al margine destro del tetto. La partenza costringe a incunearsi nello stretto camino formato tra lama e parete con incastro problematico e grado incerto. Una volta posto il piede sul lamone si affronta un diedro con fessura fino all’intaglio. Qui si piega a sinistra e per facile canalino sprotetto (o placca con due spit) si perviene alla cima (sosta di calata due metri sotto la Madonnina di vetta) VII-, IV.
DISCESA
In corda doppia per una delle vie moderne della parete, preferibilmente da “New Age” che deposita proprio agli zaini.
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