Maudit (Mont) Cresta Kuffner

Maudit (Mont) Cresta Kuffner
La gita
manuel_c
5 26/08/2010

26 agosto 2010, Mont Maudit, cresta Kuffner. Un’importante esperienza alpinistica per me e Chicco, il giorno più brutto per tutti gli altri. Noi eravamo là, pochi metri dietro la prima cordata, quella di Francesco e Davide.
A questo giro mi risulta più difficile scrivere due righe su Gulliver. Ho quasi paura di sbagliare. La situazione però non cambia. Lo scambio di informazioni oggettive sulla via e sulle sue condizioni ritengo sia importante e non c’è ragione per rinunciarvi. Parimenti, poi mi sento quasi in dovere di ricordare l’aspetto umano della giornata, le notizie troppo spesso approssimative che si leggono qua e là su carta stampata e web e da ultimo ma più importante salutare due grandi persone, due grandi alpinisti.

La Kuffner al Maudit è una cresta possente di straordinaria eleganza estetica immersa in un ambiente prepotente, sicuramente la via più bella per giungere sul Maudit. È un’ascensione seria. Salita su creste glaciali fino a 45°/50°, terreno misto sino al IV+, pendii nevosi con traversate senza molte assicurazioni possibili (vedi I 4000 delle alpi R. Goedeke, Le Vie del Cielo M. Colonel, Neige Glace et Mixte F. Damilano).
Il 26 agosto scorso la via era in mediocri condizioni nella parte bassa (Fourche – Androsace) a causa dello scarso rigelo notturno e delle nebbie e vapori con grande umidità presenti sul bacino della Brenva (almeno sino alle ore 7.00). Invece era in buone condizioni la parte alta (Androsace – cima Maudit), neve più solida, molto compatta sulla spalla e tempo volto al bello con vento da nord. Temperature da qui in avanti a circa a 0° (la corda gelava).
Ero già salito alla Fourche con Max per un sopraluogo il giorno 6 del mese. Poi i soliti scherzi del meteo di metà agosto ci hanno fatto attendere.

Non ci sono parole per esprimere la nostra incredulità e il rammarico per il drammatico accaduto. Avevamo trascorso la serata al bivacco della Fourche, luogo di partenza per le grandi vie sul possente versante Est del Monte Bianco, ci eravamo conosciuti, avevamo parlato e scherzato. L’aria “umana” che si respira in questi posti è unica e chi non sa, perché non sa cos’è l’alpinismo, abbia l’umiltà e la coscienza di astenersi da sterili e antipatici giudizi privi di qualsiasi fondamento (vedi “se la sono cercata”, “ma chi glielo ha fatto fare”, ecc. ecc.). Quella notte nel piccolo bivacco eravamo in 18, ma lo spirito di solidarietà e di sacrificio di quei momenti aveva reso meno angusto il nostro pernottamento.

Alla Fourche non c’erano solo 18 uomini, c’erano 18 “bambini” a contatto con la loro vera essenza, 8 italiani, 6 francesi, 2 americani, 2 inglesi tutti pronti ad accettare i rischi intrinseci dell’andare in montagna per un piccolo momento di reale, potente e inebriante gioia!

Loro due, Francesco e Davide sono partiti per primi (presto verso le 3), si sono tracciati la via (noi dietro avevamo sicuramente un compito più facile). Francesco e Davide non hanno bisogno della dedica della via perchè loro sono usciti e la via l’hanno conclusa, erano dei duri. Ciao F e D

Salita con Chicco, compagno di corda contraddistinto da capacità tecniche, spontanea generosità e straordinaria levatura e solidità morale. “Forse che abbiamo conquistato un regno? No. Eppure si.”

Emanuele Camera

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