Itinerario “all time classic” ancora in condizioni eccelse. Noi abbiamo salito l’attacco diretto arrivando dal Torino, l’ultimo canale sulla sx della combe Maudit; ben tracciato ma ben ripido, due picche lì servono a mio avviso; cresta molto tracciata e molto innevata, è quasi più esigente sui polpacci che sulla testa almeno nella prima e ultima parte. Aggiramento dell’Androsace unico punto dove si deve fare un po’ di attenzione nell’individuare la traccia (traverso esposto a sx).
Esposizione e panorama spettacolari, una bellissima cavalcata in ambiente; è vero che non è estrema, ma non la banalizzerei troppo: bisogna essere veloci e avere naso nella progressione e nell’individuazione della via. Dalla spalla di uscita volendo si può tornare alla normale del Maudit ma la parte finale di cresta, sebbene più facile, è parecchio bella (e permette di evitare il tappo alla spalla del Maudit).
Noi ci siamo mossi con 50 m di corda (ma se non si scala l’Androsace ne bastano anche 30), qualche cordino e chiodi da ghiaccio (non usati), due picche (molto usate anche in cresta).
Nostre tempistiche: partenza 1:30 dal Torino (concordo, cena e colazione mediocri), in cresta alle 3, fuori dalla spalla alle 6 col primo sole, 7:30 in punta al Maudit, 9:30 in punta al Bianco, da lì contare almeno 3 ore a scendere, ultimi ovetti dalla Midi a Helbronner alle 16.
Se si va in punta al Bianco viene fuori una cammellata alpinistica di tutto rispetto, che combina una parte tecnica con una di resistenza: consigliata agli amanti del suffering!
Grandissima giornata sotto tutti i punti di vista con Salvo, sicuro e solido come un camoscio sulla cresta e stoico nella via crucis della discesa. Grande emozione arrivare in punta al Bianco per la prima volta da una via così!