- Accesso stradale
- discrete
- Osservazioni
- Visto cadere valanghe a lastroni
- Quota neve m
- 1000
Siamo partiti poco sotto la località Castello, intorno alle ore 9.30, illuminati da un bel sole che lasciava ben sperare in una fantastica giornata di polvere. Dopo aver superato Laveggiolo, abbiamo percorso la fredda ed ombrosa Val Vedrano, osservando un po’ di larici stecchiti, spezzati o piegati dal maltempo delle settimane passate e superando resti d’enormi e piccole valanghe, scese da ogni parte. In questo paesaggio desolante, vestiti come marziani, per via del freddo pungente (nord), armati di rampanti, ma motivati dal sole che vedevamo illuminare la vetta, siamo saliti allegramente, con la convinzione che là in alto ci saremmo scaldati e goduti il meritato relax.
Arrivati in cima, percorrendo la breve cresta ovest, siamo invece stati accolti da un gelido vento teso da nord che ci ha costretto a fare un veloce ritorno nella valle oscura, là dove il sole tace. Sciata indimenticabile o meglio al limite della decenza: neve fortemente ventata con crosta non portante, alternata a tratti di neve durissima coperta di farina, lastroni di ghiaccio, buchi e dossi da schivare e come ho già scritto, resti di vecchie valanghe da superare. Abbiamo ritrovato gli ultimi raggi di sole e il caldo a Laveggiolo, dove la temperatura alle ore 14.30 era di -7 °C.
P.S. Noi abbiamo preferito raggiungere le baite Grasso, percorrendo la forestale che sale da Laveggiolo, idem per la discesa.
Nonostante la descrizione, volutamente enfatizzata; la Val Vedrano rimane un luogo affascinante per via della sua scontrosità e incontaminatezza.