Si lascia la macchina al Piano della Casa del Re al fondo di Valdieri proprio all’attacco del sentiero che porta al Rifugio Remondino (m 1762).
Si prende il sentiero per il Remondino e lo si segue fino a quota 2040 dove si devia per il vallone Balma-Ghiliè. Si percorre, su comodo sentiero, tutto il vallone fino ad arrivare sul confine italo-francese in corrispondenza del passo Ghiliè (m 2639).
[Vetta n° 1 – (F)] Si inizia la lunga traversata di cresta che porta con breve e semplice arrampicata su roccette sul Roccione Ghiliè (m 2690). Si scende quindi sul versante opposto e si arriva con un minimo di attenzione al Passo di Mercantour (m 2611).
[Vetta n° 2 – (F)] Seguendo il filo di cresta sul versante italiano ed aggirando i punti un pochino più ripidi si giunge senza difficoltà con divertente e facile arrampicata sulla Cima di Mercantour (m 2775). Si prosegue quindi lungo il filo di cresta per rocce rotte e con vari sali scendi si arriva più o meno a quota 2660.
[Vetta n° 3 – (EE)] Risalendo agevolmente terrazzette erbose e rocce si arriva sulla Cima di Ciriegia (m 2727). Si prosegue lungo il filo di cresta con altri saliscendi fino a giungere con comodo sentiero (o disarrampicando per facile crestina rocciosa) sul sottostante Colle di Ciriegia (m 2543). [Nota: questo è l’unico punto in cui si può interrompere il giro e rientrare]
[Vetta n° 4 – (EE/PD)] Per tracce di sentiero e roccette si sale facilmente alla Cima della Leccia (m 2673). Si segue il filo di cresta fino a quando non ne rimane una lama esposta e ripida. Qui si trova l’unico punto davvero non banale dell’intera traversata.
Poco prima che la cresta rocciosa inizi a diventare verticale si trova un ripido canalino ben incassato tra le rocce che scende sul versante. Sceso disarrampicando (o eventualmente assicurandosi) con molta attenzione il canalino si comincia a traversare su pendio esposto a mezza costa per rocce ed erba (attenzione a non scivolare). Mano a mano che si prosegue il pendio si trasforma in terrazzette sempre più facili fino a giungere a quota 2624.
[Vetta n°5 – (F)] Si sale un pò per rocce rotte e un pò per facile arrampicata stando sotto al filo di cresta sul versante italiano. Si risale infine un breve canalino detritico che porta sulla Cima di Naucetas (m 2706). Si prosegue quindi lungo cresta scendendo leggermente fino alla quota 2675.
[Vetta n°6 – (EE)] Si salgono pochi metri lungo cresta e si giunge sulla Cima Est di Pagarì (m 2686). Dalla vetta si scende per roccette e terrazzette erbose fino a giungere al Colle di Pagarì che divide le due omonime cime (m 2539).
[Vetta n°7 – (EE/F)] Dal colle si risale alla meglio lungo cresta la pietraia che conduce direttamente sulla vetta della Cima Ovest di Pagarì (m 2675). Si scende quindi sul versante opposto (lato francese) traversando su facili rocce non esposte rimanendo leggermente al di sotto della frastagliata cresta fino a giungere a quota 2568. In tale punto (riconoscibile dalla presenza di un bunker seminterrato) si lascia la cresta e si punta direttamente per traccia di sentiero verso il Colle di Fremamorta (m 2615).
[Vetta n°8 – (EE)] Dal colle si sale per sentiero e ometti fin sulla vetta della Cima di Fremamorta (m 2731) dalla quale si gode un panorama stupendo sui molti laghetti che la circondano sia sul versante italiano che francese. Quindi si ridiscende per lo stesso sentiero fino a tornare al Colle di Fremamorta.
Dal colle si scende fino al primo lago su comodo sentiero e quindi in corrispondenza di una coppia di grossi ometti si prende il sentiero che taglia giù lungo il vallone della Culatta (tacche viola). Si segue il facile sentiero che scende giù con infiniti tornanti fino ad arrivare (con qualche bivio ben segnalato) al rifugio Regina Elena. Si guada quindi i torrenti di fondo valle e con pochi passi si arriva a chiudere l’anello.
- Cartografia:
- Carta Alpi Marittime-Liguri