Per non disturbare eccessivamente tale itinerario la S9 è stata attrezzata c. 10 m a dx rispetto al tracciato preesistente ed in linea con la S8 mentre la S10 non risulta attrezzata in ottica moderna lasciando ai ripetitori la scelta di raggiungere o meno la sommità della IV Torre lungo l’itinerario classico.
Seguendo la strada silvo–pastorale si raggiunge Malga Premassone. Prendere la strada lastricata, oltrepassare due ponti salendo fino alla Malga Frino (recentemente ristrutturata); continuare per sentiero in leggera ascesa si arriva alle “Scale del Miller”.
Si percorre ora il sentiero con ripido percorso fino ad affacciarsi nella Val Miller e di seguito al Rifugio Gnutti m 2166 (comodo punto d’appoggio ore 1,30). Dal Rifugio Gnutti percorrere il sentiero Terzulli per il Passo dell’Adamello.
Arrivati al Pantano del Miller (ore1,00) portandosi a dx si percorre una ripida ed evidente costola erbosa sulla destra (ometti) fino a raggiungere il superiore coster.
Proseguire per marcata costolatura seguendo i numerosi ometti a forma di lancia che, sfruttando i passaggi più agevoli, conducono alla conca nevosa sottostante le le Torri del Miller; ore 1,30 dal Rifugio S. Gnutti; ore 3,00 dal punt del guat
Dal rifugio risalire la morena a sinistra delle torri fin nel suo punto più alto; da qui puntare direttamente alla parete generalmente per breve e poco ripido pendio nevoso; attacco più agevole rispetto alle vie alle altre torri. S0 in corrispondenza di un breve gradino roccioso dove è comodo cambiarsi le scarpe e dove al momento dell’apertura arrivava il nevaio, che tende in tarda stagione a ridursi o sparire, scoprendo la roccia attualmente non protetta.(in loco messo spezzone di corda per agevolare l’avvicinamento alla sosta 0); fix inox da 10 mm con anello da calata e targhetta inox.
L1: dall’esiguo terrazzino della S0 salire per evidente fessura verticale (VI) fino al suo termine; spostarsi leggermente a dx e superare un evidente diedro superficiale (V) fino a toccare la S1 su buon ballatoio sotto un breve salto (35 m, max VI; 2 fix, 1 ch.).
L2: proseguire nella continuazione superiore del diedro; entrare in una placca articolate incisa da fessure traversando a sx in piena placca utilizzando per protezione a friends un’evidente fessura fino a sostare su esiguo terrazzino poco sopra (50 m, max V; 1 fix).
L3: salire la placca superando un sorta di strozzatura con passaggio delicato puntando ad un’evidente macchia caratteristica e superarla per poi iniziare un delicato traverso a sx in placca aperta fino a raggiungere una fessura svasa percorrendo la quale si raggiunge una breve cengetta dove è posta la S3 (30 m, max V+; 3 fix).
L4: alzarsi sopra la sosta piegando a dx ed entrare in un diedro (V); percorrerlo puntando al corto tetto sovrastante (protezione a friends) superandolo nel punto più debole con delicato passo di ristabilimento (VI) immettendosi nella successiva placca; per superficiale fessura svasa (V+/VI) raggiungere la comoda cengietta della S4 (30 m, max VI; 3 fix, 2 ch.).
L5: dalla sosta alzarsi brevemente per poi traversare nettamente a dx ed entrare in un evidente diedro; percorrerlo integralmente con progressione elegante superando nel mezzo un breve salto (V, passi di V+) fino ad uscirne con passo tecnico (VI) proseguendo a sx per ottime lame (IV+) fino ad un’esigua cengetta (45 m, max VI; 3 fix, 1 ch.).
L6: proseguire per facile placca appoggiata (III) fin sotto un salto (fix segnavia con cordone); superarlo (IV+) continuando più facilmente sino a sormontare una sorta di cresta raggiungendo una depressione; continuare tenendo come direttiva lo sperone poco pronunciato superiore superandolo con divertente arrampicata (III, passi di IV) fino al comodo ripiano della S6 (55 m, max IV+; 1 fix).
L7: seguire ancora l’abbattuto sperone con difficoltà analoghe alla precedente lunghezza passando a dx di un accatastamento di macigni; continuare su terreno più facile ma con detrito avendo come direttiva la grande incisione a “v” tra la III e la IV torre andando a sostare sotto un salto più verticale sulla destra del canale-diedro che scende dall’intaglio sopra citato (60 m, max IV).
L8: deviare nettamente a sx salendo per mezzo di una fessura un corto salto (V-) immettendosi in una sorta di antro inciso da due diedri paralleli; proseguire nel diedro di destra per poi superare una sorta di gobba e di seguito la placca corrugata che ne forma la faccia sx con elegante progressione e con ottime possibilità di protezione a friends (V/V+ nel diedro; IV+/V- sulla placca) puntando ad un salto rossastro e verticale al termine del diedro; superarlo direttamente (V) su roccia molto bella fino a sbucare sulla cresta Sud della IV Torre andando a sostare sotto un caratteristico lastrone rosso (55 m, max V+; 2 fix, 3 ch.). Nei pressi della S8 è posizionato il libro di via.
L9: seguire la cresta per l’itinerario della classica “Sicola-Tagliabue” superando dapprima un lastrone liscio in discesa (V-) seguendo poi un evidente diedro (V) fino ad una netta fessura orizzontale che si segue più facilmente (III+/IV-) fino ad un breve salto dove va prestata attenzione ad alcuni massi anche se ben ancorati; superare di seguito un corto salto, lasciare a sx l’evidente diedro della via classica e salire a dx per un salto articolato aggirando un lastrone ed andando a sostare su un netto e comodo terrazzino ben in vista della S8 (30 m, max V).
L10: (eventuale) dal terrazzino è possibile salire sulla cresta e continuare sempre su roccia molto bella di colore rossastro fin sulla sommità vera e propria della IV Torre (40 m, max IV).
Discesa:
In doppia lungo l’itinerario di salita (ore 1.30). Assolutamente consigliabile scendendo la L6 e la L7 calare dapprima un compagno di cordata onde facilitare distensione delle corde ed evitare di smuovere il detrito che caratterizza tali lunghezze (in particolare la L7)
- Bibliografia:
- Adamello le vie del cielo