L'itinerario si svolge in un ambiente grandioso. Le cenge che dal fondovalle sembrano inaccessibili, sono invece percorribili senza problemi, sempre esposte ma mai troppo strette. I punti delicati si trovano nella discesa dalla Cengia del Belìa e l'accesso alla Cengia Letizia.
Una volta usate come via normale alla vetta, in seguito usate per raggiungere le vie di roccia; oggi è di moda percorrerle per puro piacere.
Partendo dalla Pala dei Scalèt (a ovest della Moiazza) troviamo la Cengia delle Mesenade, poi la Cengia del Belìa (logica prosecuzione) ed in ultimo la Cengia Letizia (un poco spostata rispetto alle altre e considerata a se stante).
Unendo le prime due si può percorrere un percorso ad anello che ha come fulcro il rifugio Carestiato 1834m posto poco sopra al Passo Duran 1605m.
Si consiglia di percorrere le cenge in senso orario cosi da avere il ghiaioni in discesa.
Dal Passo Duran prendere il sentiero 554 (alta via n.1) con indicazione rif. Carestiato. In 40 minuti si arriva al rifugio. Continuare lungo il sentiero dell’alta via contornando la base della parete sud della Moiazza.
Poco prima di incontrare l’indicazione per la “Ferrata Costantini”, all’altezza di un pietrone con freccia rossa sul suo retro (vostra destra), imboccare la traccia di sentiero che si addentra tra i mughi. Siamo sotto gli Scalèt delle Mesenade e dopo poco si raggiunge un piccolo salto di II grado (due fittoni in loco).
Sempre seguendo i segni rossi e rari ometti si prosegue in salita lungo la Val dei Cantòi, fino ad un bivio. Seguire i bolli rossi in salita a sinistra (a destra si finirebbe su una cengia cieca). Si prosegue in salita fino ad arrivare all’attacco della Cengia delle Mesenade.
La cengia è in salita, ma ampia e panoramica. Si sale in esposizione per una serie di pulpiti consecutivi fino a raggiungere il punto più alto (2295m) sotto la Pala delle Mesenade.
Da qui si scende verso la parte concava della parete, nella cui metà si incrocia la ferrata Costantini. Visione impressionante sulla opposta Cengia del Belìa che pare molto più esposta di quello che è.
In breve si arriva sulla seconda cengia, che si supera senza problemi, fin al culmine della Pala del Belìa. Da qui si deve scendere sul lato opposto, all’inizio per ripide balze erbose sottostanti alle pareti, e poi in canalone di rocce lisce, non difficile ma spesso bagnato o addirittura ghiacciato (quindi attenzione!). Non perdere mai la traccia degli ometti perché è facilissimo finire fuorivia e nel vuoto.
Alla base del canale una risalita porta ad una terrazza erbosa. Ora il percorso diventa evidente e senza perdere di vista gli ometti si scende per gande erbose e poi lungo un ripido ghiaione che ben presto diventa sentiero. In breve si torna al rifugio Carestiato.
- Cartografia:
- Tabacco n.25