Forse la prima solitaria e una delle prime ripetizioni di questo itinerario (percorso in discesa una sola volta da quanto ne so), sconosciuto e isolato. Ho beneficiato comunque della conoscenza della parete, su cui abbiamo aperto nel 2005 una bella via invernale. La salita può rappresentare un’alternativa allo sperone 3427 m del passo di S.Stefano. Non vi è via particolarmente obbligata, ma è abbastanza chiaro che abbandonare la sequenza di crestine che portano alla selletta sarebbe pericolosissimo a causa del continuo martellamento di sassi nei colatoi. La via non è difficile ma richiede intuito, e buona conoscenza del movimento su questo genere di terreni. Ritirata difficoltosa in caso di maltempo e sconsigliatissima in caso di nebbia. Sono sceso dalla cresta ovest sul lato francese e poi dallo sperone del Passo di Santo Stefano. Terminale molto larga e un paio di crepe che normalmente sono chiuse nello zoccolo di glacionevato. Ho piegato negli ultimi 100 metri nel ripido colatoio del Colletto Ricchiardi, incredibilmente ancora percorso da un filo di glacionevato, e di qui sceso fronte a monte con ramponi e piccozza fino alla più facile terminale (Sfiorato da un sasso caduto dal canale, occhio all’ora e al rigelo). Trovati in vetta 3 belgi provenienti dal Des Evettes che si sono lasciati tentare a scendere verso il lato italiano con me. Poi, quando hanno buttato l’occhio giù da S.Stefano hanno cambiato idea e sono rientrati in Francia. Oggi avevamo altri progetti nel gruppo del Mulinet, ma entrambi i soci all’ultimo momento hanno avuto altri impegni. Bivacco in ordine, qualche volenteroso ha addirittura messo due maniglie di ferro alla porta. Al ritorno ho traversato al Daviso. Gestori come sempre gentilissimi e incontrato due forti skialper local che hanno fatto la Levanna orientale in giornata.