Mongioia (Monte) o Bric de Rubren da Sant’Anna per il Vallone di Rui

Mongioia (Monte) o Bric de Rubren da Sant’Anna per il Vallone di Rui
La gita
giovanni68
5 19/12/2015
Accesso stradale
Accesso libero con l'auto fino al ponte dopo Sant'Anna.

Assenza di neve e ghiaccio fino ai 2.800 m. ca., fatta eccezione per gli attraversamenti dei torrentelli e il “canalino” sotto il pian Gaveot. “Manto continuo” di neve scarsa e quasi sempre dura solo fra i 2.800 m. (cioé appena sopra il laghetto a quota 2.770) e il bivacco: viste alcune tracce di ramponi, utili in questo tratto nelle prime ore del mattino, magari anche solo nel punto in cui l’itinerario passa poco sopra un grande e ripido scivolo… Di nuovo quasi tutta libera di neve anche la cresta finale: sia sul “versante lago”, che abbiamo percorso in salita seguendo gli ometti (solo chiazze qua e là, in particolare sotto le roccette della cima, più un accumulo nel passaggio un poco più esposto poco sotto la vetta, che al momento richiede solo un minimo di attenzione), sia sulla larga traccia di cresta, che abbiamo percorso in discesa perché in salita rimane non facile da individuare. Specialmente in caso di neve abbondante che ricoprisse la segnalazione a terra, vale la pena di ricordare che sopra il laghetto a quota 2.770 la traccia risale i pendii del monte Giuep con direzione iniziale Ovest-Sudovest (e non nella direzione del vallone principale).

Sarà stata la giornata senza una nuvola, sarà stata la comodità dei lunghi tratti di mulattiera e di piana, sarà stato il tepore delle ore centrali, sarà stata la varietà dell’itinerario. Però gite così belle non è facile trovarle e “imbroccarle”. Racchette e ramponi se ne sono rimasti per tutto il giorno sullo zaino. Ma ne è valsa la pena, in cambio dell’attraversamento “pensile” lungo i pendii sopra il laghetto 2.770 m., delle distese del passo Mongioia con il bivacco e il lago ghiacciato, del profilo della cima con la sua (abbordabile) dorsale, senza contare ovviamente il panorama dalla vetta. Dove abbiamo potuto pranzare, alla vigilia del solstizio d’inverno, in maniche di pile e in calma assoluta di vento (quella calma che ti lascia tranquilla a terra, per dire, anche la carta del prosciutto). Certo dispiace per la neve, per il futuro di ghiacciai e invasi alpini (che cosa berremo nei prossimi decenni se continua così?). Ma per il momento… carpe diem.

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