La Majella è il secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini e dell’Abruzzo dopo il Gran Sasso, al confine tra le province di Chieti, L'Aquila e Pescara e posto al centro dell'omonimo Parco Nazionale. La cima più alta è il Monte Amaro, 2.793 m s.l.m.
Dal Guado di Coccia inizia la lunghissima ed impegnativa scalata alla Tavola Rotonda (2.403) da effettuarsi totalmente bici in spalla, rinfrancati soltanto dalla vista del Monte Porrara e dal panorama che pian piano affiora alle nostre spalle. La salita è molto dura, si segue una traccia agricola e la corda d’acciaio cadente degli impianti ormai in disuso che fa da riferimento; in circa 3 km si porta la bici per 650 mt! Giunti al termine degli impianti si monta finalmente in sella e tra sali scendi in mezzo alle stelle appennine e tratti prativi seguendo i numerosi ometti si raggiunge il Fondo di Femmina Morta dal quale inizia l’omonima fantastica vallata.
La Valle di Femmina Morta, ubicata tra i 2400 e i 2500 metri di altitudine, è uno dei luoghi più spettacolari della Maiella. E’ un deserto di pietra e nella parte più nascosta si è circondati dalla “Montagna Madre”, magici piani, dall’aspetto lunare, dove la desolazione ed il silenzio fanno riflettere. Percorsa la valle glaciale, risalendo un movimentato sentiero si scorge in lontananza il Monte Amaro con il minuscolo pallino rosso del Bivacco Pelino, ancora lontanissimo; ci si innalza con ancora un po’ di portage tagliando le pendici del Monte Macellaro, si supera la Grotta Canosa un grande riparo naturale ed oltrepassato un tratto roccioso si affronta l’ultimo strappo prima della vetta, che si raggiunge bici in spalla. Alla fine i metri di portage saranno circa 850.
Il sentiero è il n.1 C.A.I. e conduce al Rifugio/Bivacco Pelino una costruzione che assomiglia ad una navicella spaziale, provvidenziale ricovero dai venti che da queste parti spesso sono violenti. Dalla cima a quota 2. 793m si ammira il massiccio del Gran Sasso d’Italia come il profilo di una donna distesa, “La bella addormentata”.
La discesa è spettacolare e molto divertente, senza difficoltà eccessive anche se il fondo pietroso è sempre insidioso! Lunghi tratti flow si alternano ad alcuni un po’ più tecnici. Contare almeno un altro centinaio di metri di spingismo e una discesa finale per prati a freni tiratissimi. Dal Guado di Coccia si può scendere ancora a Campo di Giove per la ripidissima e sassosa pista da sci (consigliatissimi freni e copertoni in ordine!). Così facendo il dislivello negativo segnerà 1800.