- Accesso stradale
- No comment: il totem ci ha fregato 20 euro senza rilasciare lo scontrino con il permesso di parcheggio...e nessuno con cui parlare alle 4 (quattro) di pomeriggio.
Condizioni meteo super per questa salita: temperature sicuramente superiori allo zero in partenza dal Quintino alle 5.00 e giornata di sole pieno senza vento fastidioso se non in vetta. Fatta senza affrontare il torrione Saint Robert è comunque una via molto lunga e abbastanza faticosa: noi abbiamo impiegato 6h dall’attacco alla cima. Tecnicamente le difficoltà si mantengono sul secondo e terzo grado, eccezion fatta per il passaggio che si trova in corrispondenza della via della lepre (lama di IV e poi placca semplice) che costringe ad un briciolo di sforzo in più. L’esposizione non è mai un problema e tanta parte della via si svolge tra rocce rotte o risalendo tra blocchi e balze terrose sempre con l’aiuto di numerosi ometti o segni in vernice presenti ad indicare i passaggi…quasi impossibile perdersi. In caso di più cordate prestare attenzione perché è molto facile smuovere pietre dalle cenge e farle cadere sulle cordate sottostanti: non abbiamo assistito comunque a cadute di pietre provocate da altre cordate nè ci sembra di averne provocate noi.
Il modo di progredire più corretto, secondo me, è la conserva protetta, anche se noi di protezioni ne abbiamo usate veramente poche e più che altro per seguire le indicazioni dei manuali di alpinismo. Esistono comunque diversi chiodi di “fero vecio” nei punti più a rischio ed è bene usarli. Esistono inoltre infinite possibilità di usare protezioni veloci come friend o anelli su clessidre: la nostra dotazione consistente in 3 rinvii alpinistici, 3 friend (0.75, 1 e 2 BD), 2 o 3 fettucce e 3 moschettoni a ghiera è risultata più che sufficiente per tutta la salita.
È difficile scrivere un “Récit d’ascension” per la Est del Viso senza scadere nella retorica…non mi dilungherò a dire da quanto tempo la desideravo, quanto questa via fosse diventata una sorta di ossessione ma basti dire che al termine della salita mi sono venute le lacrime agli occhi…e non solo per la fatica.
La salita è veramente lunga, mai difficile anche se faticosa…e la discesa per la normale non è da meno (altre 4/5 ore).
Ma se si ha la fortuna di compierle con uno stato di forma adeguato in una giornata come quella che è capitata a noi…di assistere ad un’alba spettacolare con un mare di nubi che sembrano onde del mare a celare la pianura, di godere di un cielo limpido e di un sole che scalda ma non troppo, di farla con altre cordate senza che ci si dia fastidio e con i compagni giusti…ecco che mettendo insieme questi elementi la salita al “Re di Pietra” diventa non solo un viaggio ma un’esperienza unica, completa ed appagante per un’alpinista logorroico e di modesto livello (in pantofole).
Poesia a parte…le condizioni per godersela sono: forma fisica, tempo stabile e, più importante di tutte…i compagni (amici) giusti!
E’ per quello che mi sono venute le lacrime agli occhi…non a tutti capita questa fortuna e me ne sono reso conto quando ho visto la croce di vetta a pochi metri!
Magari ritornerò per fare Saint Robert…stavolta purtroppo le velleità di scalarlo si erano già dissipate alla base del torrione.
Con Giorgio e Daniele…pensando ad altri amici che avrebbero voluto ma non hanno potuto.
Altre 4 cordate in via e numerose persone in vetta in giornata.