- Accesso stradale
- Parcheggiato a Castello
Partenza solitaria alle 4.00 dal bivacco Berardo (raggiunto nella serata di ieri): dopo essere transitato a fianco del Boarelli (verosimilmente strapieno e con numerose tende tutt’intorno), seguendo la via diretta raggiungo il nevaio di Viso alle prime luci.
Calzati i ramponi (indispensabili, considerata la pendenza e l’estensione, dopo un inverno con precipitazioni abbondanti e tardive), lo risalgo fino a raggiungere alle 7.00 le prime tacche gialle sulla sinistra.
Inizialmente si seguono abbastanza bene, superando un primo breve risalto (chiodo a metà) e proseguendo obliquando verso destra, poi si perdono, confondendosi facilmente con le chiazze di licheni.
Dopo aver ravanato un po’ dirigendomi troppo a destra o a sinistra, riesco a riguadagnare la via in corrispondenza di una cengia con ometto all’estremità sinistra, poco al di sotto del terrazzo di Vallanta.
Purtroppo la perturbazione dei giorni passati ha lasciato la parte alta della parete molto bagnata ed il camino/diedro di III+ (chiodo in cima) salito con gli scarponi che scivolavano sulle pareti non è stato esattamente divertente!
Raggiunta in breve la cresta dopo un’ultima paretina con chiodo alla sommità, alle 10.30 sono alla croce sotto uno splendido sole ed in perfetta solitudine.
Dopo una mezz’ora, proseguo per la traversata verso Punta Trieste scendendo con due doppie al Colletto Pensa (soste come da relazione), dove mi raggiungono le prime nebbie.
Reperita la sosta corretta (verso sinistra, poco sotto quella evidente presente al colletto), con la mezza corda da 60 m arrivo comodo alla base del colatoio, sotto una sporgenza sulla destra orografica che offre un po’ di riparo dalla pioggia di sassi scatenata dallo sfilare la corda!
Un grazie ad Abo per la fettuccia rossa su cui doppio la corda per autoassicurarmi nella traversata del nevaio tra i primi due torrioni (neve ormai molle che rende i ramponi poco utili).
Traversata dei torrioni SARI tutta “sulle uova” su roccia bagnata e con residui di neve lasciata dalla perturbazione dei giorni scorsi, con difficoltà di orientamento a causa delle nebbie, soprattutto nella risalita verso il Colle Perotti.
Da lì, senza più problemi di direzione e su placche di roccia più sana, raggiungo la Punta Nizza ed in breve alle 13.00 la vetta principale del Monviso, Punta Trieste, accolto da un sole che a sprazzi buca le nuvole.
Fortunatamente, complici le nebbie, sono già scesi tutti e posso godermi in pace la gioia di essere quassù per la settima volta (la prima da Ovest).
Dopo aver mangiato qualcosa (durante tutta la traversata ero talmente concentrato che non ho scattato foto né mi sono alimentato ed ora, calata la tensione, ho una fame da lupo!), comincio a scendere dalla normale, che ormai conosco a memoria.
Discesa lunga e noiosa, ma da non sottovalutare: l’errore da stanchezza è sempre in agguato!
Alle 15.00 raggiungo al bivacco Andreotti gli ultimi a scendere prima di me e proseguo la discesa verso il lago delle Forciolline, che contorno sulla sponda N, per raggiungere finalmente alle 17.40 il bivacco Berardo, avvolto nelle nebbie.
Considerata la stanchezza, decido di fermarmi a recuperare e prepararmi qualcosa di caldo e di scendere a valle domattina.
Salita e traversata lunga, isolata ed impegnativa, su terreno ingaggioso (soprattutto se affrontato in condizioni di misto/bagnato ed in solitaria), in ambiente severo e grandioso ma, forse proprio per questi motivi, di grande soddisfazione!
Con tempo e condizioni migliori, sicuramente da 5 stelle!
Emozionante leggere il quaderno di vetta, con firme celebri dell’alpinismo, lasciato nel 1978 da Giovanni Maero (con cui ho condiviso una salita notturna di fine d’anno al Monviso nel 2001 e che saluto), salito con il figlio di 7 anni!
Un saluto anche ai tre giovani con cui ho condiviso la serata al bivacco.