Un viaggio d’altri tempi con dentro un po’ di tutto fino a stancarsi ben bene per tanto camminare, quell’ ora in piu’ del previsto. Questo ancora nella fase di approccio al colle. Quando di notte salendo al buio e’ facile incorrere nell’errore di non riuscire per tempo ad individuare il vallone corretto da seguire che dal basso non si vede, andare fuori dai tempi e’ un attimo. Come andare alla riscoperta di itinerari inediti senza info al seguito, porta inevitabilmente ad avere delle sorprese. Dopo un lungo e faticoso approccio con la sola mappa in mano, un’erta e apparentemente insuperabile bastionata rocciosa, pare precluderci l’accesso al colle. Con un po’ di peripezie e l’uso appropriato di picca e ramponi con tecnica dry-tooling su liscioni (placche) foderati di un sottile strato di ghiaccio trasparente, bene o male alla fine al colle ci arriviamo comunque. La cresta (quella che dal colle origina alla sua sx), non banale come un po tutte le creste in genere, dove l’esposizione obbliga a procedere in sicurezza, l’abbiamo trovata ben imbrattata di neve delle ultime nevicate in quota, e questo e’ bastatoci ha procurarci qualche pensiero in piu’, in tutti quei casi dove ci siamo trovati obbligati a uscire in parete per sfuggire alle massime difficolta’, che per quanto abbordabili, il volerle superare tutte, ci avrebbero portato ad allungare ulteriormente i tempi di traversata, arrivati alle tre ore tonde per la sola cresta sud.sudest. Meno di un ora invece per la cresta che seguiva, la nord piu’ breve, e decisamente piu’ facile (F+, forse PD-)ma che abbiamo trovato carica di neve inconsistente di conseguenza delicata da percorrere in discesa.
Con emma