Particolare attenzione occorre mettere in due tratti: dal colletto nord del Truc Castelletto sino al colle degli Astesiani e nel parte terminale da Rocca a Cordole quando ci si addentra nel solco del rio Puta.
Subito si trova l’indicazione per il Castelletto e l’ampia traccia esce dalla borgata costeggiando i soliti muretti che la delimitano. Si sale a tratti ripidi nella faggeta presto trovando un primo bivio sulla sinistra, poi un secondo, che non si considerano. Al terzo, nei pressi di un pino abbattuto, si lascia la traccia di destra più marcata che porta al Prese del Colombardo, per proseguire diritti. Si aggira il Truc Castellelletto percorrendo il versante ovest del rilievo salendo tra gli invadenti noccioli che contraddistinguono questo tratto. Poi la pendenza diminuisce e il superamento di una pietraia anticipa di poco il raggiungimento del colletto nord 1503 m di questa modesta cima. Si affronta ora il pendio opposto subito trovando il sentiero che si inoltra inizialmente in piano per affrontare subito il crinale. La traccia, appena evidente all’inizio e non segnata, segue mediamente il filo di cresta divisorio tra i versanti attraversando un pendio percorso in passato dal fuoco (molti pini bruciati). Portandosi verso il limite superiore della vegetazione la traccia diventa più evidente. Con ripetute svolte sul crinale destro (versante del Sessi) alla fine si raggiunge l’alpe di Prato Falletto, in abbandono, oltre la quale si prosegue in piano salendo poi ad una dorsale (sorgente) dove poco sotto si trovano i resti dell’alpe Prafale anche questa abbandonata da tempo.
Si risale verso monte percorrendo fedelmente la dorsale con bella vista sulle dirupate rocce delle Scalancie, ora assai evidenti. Il primo rilievo roccioso, quotato 1941 m si supera a destra, poi si scende ad un colletto con in vista i due successivi rilievi quotati 1956 m e 1995 m che precedono il colle degli Astesiani. Questi si lasciano a destra per percorrere l’evidente traccia che passa a monte delle Scalancie sino al punto in cui, aggirato il crinale, si vedono gli alpeggi del Rat e la strada per il Colombardo che alla fine si raggiunge scendendo il pendio-pietraia e lasciando a destra l’evidente insellatura del colle degli Astesiani. Raggiunto l’alpeggio del Rat Vecchio, abbandonato da tempo, si prosegue ora lungo lo sterrato sino al successivo bivio dove si prende a destra per il Colombardo presto raggiungendo il secondo tornante nei pressi del Truc Muandette 2022 m , punto più elevato dell’anello, dove troviamo un cippo con una tavola di orientamento.
Volendo si sale facilmente da qui sino in vetta allo Sbaron 2223 m e si ridiscende, superando un ulteriore dislivello di 200 m circa.
Ritornati all’alpe del Rat Vecchio ci si abbassa verso valle seguendo mediamente i pali della linea elettrica oppure la traccia che unisce i vari alpeggi. Si scende verso la sottostante Alpe Gighè senza particolari difficoltà. Qui giunti si attraversa il rio subito ritrovando lo sterrato che ora si segue per poco verso valle, poi si piega a sinistra scendendo verso Pian Vinassa e l’alpe Donà. Interessanti le vicine rocce del Truc Giulianera che si possono raggiungere senza particolari difficoltà. Ridiscesi all’alpe Donà si prosegue lungo lo stradello che s’abbassa raggiungendo un caratteristico pilone votivo oltre il quale inizia un bellissimo percorso nella pineta presto raggiungendo la “Casa nel Bosco”. Oltre si prosegue avendo in vista la sottostante borgata di Prato del Rio e la strada che alla fine si raggiunge passando per il Pian Mulech. Sotto la strada il sentiero prosegue scendendo ripido immettendosi poi sulla mulattiera che provenendo da Prato del Rio scende sino alle case di Campo dell’Alpe. Giunti a questa caratteristica borgata ci si porta allo sterrato che prosegue verso le case di Rocca raggiungendo il tornante sulla strada asfaltata dove, poco più in alto, spicca la bella chiesetta. Proseguendo verso valle si attraversa la borgata di Dravugna subito raggiungendo il sottostante tornante dove si abbandona la strada per intraprendere la parte più impegnativa dell’anello che ci riporterà a Cordole. All’inizio il sentiero, stretto dai soliti muretti, è impraticabile tanto è invaso dai rovi e dalla vegetazione così da dover percorrere il prato posto di lato. Poi ci si immette, non senza una certa difficoltà. La situazione migliora quando ci si addentra nel bosco: la traccia si libera ed il cammino diventa più agevole. Ad un iniziale tratto in piano ne segue un altro dove si sale; poi si scende ad attraversare un primo rio (quello dell’alpe Gighè) su un ponticello di legno per guadarne un secondo. Oltre, la vegetazione diventa sempre più invadente con il rischio serio di perdersi e di non ritrovare più la traccia. Quando ciò si verifica, si sale verso monte trovando dei grossi faggi abbattuti e subito dopo i resti dell’alpe Campetto. Si superano le case verso monte percorrendo poi una debole, ma sempre evidente traccia, che si inoltra lungamente in moderata ascesa nel fitto bosco dove predominano i pini. Sempre proseguendo alla fine si raggiunge l’ampia mulattiera che da Cordole sale verso il Truc Castelletto poco prima del bivio nei pressi del citato pino abbattuto. Non resta ora che scendere seguendo la bella traccia che s’abbassa verso valle presto raggiungendo la borgata di Cordole, chiudendo così il lungo anello.
- Cartografia:
- Carta dei sentieri e stradale 1:25.000 n° 4 Bassa val di Susa Fraternali Editore