27 anni fa.. ..novembre 1989.. nelle splendide giornate d’ autunno di quell’anno (condizione climatica tipica della zona in quel periodo) attratti dallo spettacolo cromatico stagionale del luogo e dalla forma piramidale del Roc Neire Coulur, avevamo deciso di attrezzare e salire integralmente una linea prossima allo spigolo S/E della “piramide” percorrendo una sequenza di placche che, per la loro compattezza, non essendo proteggibili con chiodi tradizionali da fessura, non furono mai salite prima di allora..
Nasceva così “Sole d’Autunno” con uno sviluppo verticale di 150 mt. x 7 lunghezze di corda (poi ridotte a 6) attrezzata secondo un criterio di massima sicurezza, impiegando esclusivamente spit da 8mm e catene alle soste dotate di passanti di calata.
Trattandosi poi della mia prima via aperta nel comprensorio della Carra Saettiva , assume un particolare significato nei miei ricordi..
Nel 1992 avendo definitivamente appeso le scarpette al chiodo per dedicarmi ad altro, nei 24 anni successivi, di quelle vie (“Sole d’Autunno”, “La Pietra di Willy Coyote”, “Giochi di Primavera”, “Unione delle Forze”, “Cataclisma”, “I Predatori della Placca Perduta”, ecc. ecc. ), non avevo più saputo nulla credendo erroneamente che quei luoghi fossero ritornati nell’oblio, così come li avevamo trovati noi nel 1989..
Invece, a nostra insaputa, con Renato e Ivo, avevamo attivato un processo di frequentazione che non si sarebbe più interrotto.. Probabilmente, il criterio impiegato per attrezzare quelle vie fu determinante.. Allora, per essere dei super-eroi, si dovevano aprire e salire vie con il minor n.ro possibile di protezioni mettendo a repentaglio la propria vita, ma noi, che eroi non eravamo, perseguivamo un’idea diversa.. e probabilmente, senza saperlo, eravamo stati i precursori della cosidetta arrampicata “plaisir” anche su vie che si sviluppavano su più tiri..
Ritornando nel presente, grazie ai miei giovani compagni di cordata, Andrea Garello e Fabio Ranghino, ho avuto l’opportunità di ritornare su questa via dopo 27 anni dalla sua apertura.
Come su altre vie del comprensorio che sto ripercorrendo, anche in questo caso, la straordinaria salita è stata per me come un “viaggio nel tempo” che mi ha portato a riprovare le stesse intense sensazioni di allora quando, guardando la parete, immaginavo dove saremmo potuti salire, quando, attrezzando la via, ne scoprimmo la logica di percorrenza, quando, salendo per la prima volta quelle placche fantastiche, scoprimmo che la roccia aveva un livello di aderenza straordinario.. ..attimi fuggenti che risiedono solo nella mente di chi li ha vissuti..