- Esistono varie possibilità, dal Rifugio Forte dei Marmi, dal Matanna o dalla “cintura” del Procinto. In tutti casi ci si porta sul sentiero n° 5 “Bruni”
Attacco evidente, nel centro della parete, alla sinistra di una placca grigia con vecchi monotiri cercare fix gialli.
L1: Salire i primi metri dello zoccolo fino ad un fix con maglia rapida utile per fare sicurezza, seguire i successivi fix che aggirano a destra il primo tetto della “Via Licia”, procedere con cautela, dove la roccia migliora le difficoltà si alzano, placca strapiombante molto tecnica, sosta appesi in piena parete (si può proseguire alcuni metri e collegare due fix per sostare più comodi sul bordo di una fessura erbosa e friabile), 30 (35) m, 7 a +;
L2: Si punta ora ad un evidente nicchia passando per un pronunciato “bombemant” con passo difficile, dalla nicchia verso il diedro che si segue sino alla sua sommità, poi a destra in placca impegnativa che conduce a buona sosta, 30 (25) m, 7 a;
L3: A questo punto occorre scendere a destra rinviando una prima vecchia sosta e poi fermandosi ad una seconda appartenente alla “Via Licia”, alla quale il tiro si sovrappone per due terzi. Chiodatura originale a pressione più alcune piastrine artigianali, difficoltà molto elevate e qualità inaffidabile della roccia. La via torna indipendente in prossimità di un’esilissima cengia (prendere tutto a sinistra alla fine delle piastrine artigianali) che in traverso ascendete porta alla sosta, 30 m, A0, 6b+ (7b/7b+ in libera?);
L4: La qualità della roccia migliora ma solo fino a pochi metri dalla sosta che si guadagna con lungo passaggio obbligatorio, 30 m, 7 a;
L5: La parete assume ora un colore nerastro la qualità della roccia è buona, si sale per due risalti intervallati da placche. Anche in questo caso l’uscita verso la sosta è ben difficile per forte strapiombo, 25 m, 6c+;
L6: Si è ora sulla cengia rocciosa che appena si scorgeva dal basso, su questa sbarcano anche le due vecchie vie in artificiale “Licia” e “S.U.C.A.I. Genova”. Ci si porta su comodo traverso, a destra su ottime ed abrasive gocce fino ad una sosta con due spits, 45 m, 4c;
L7: Ancora una breve tratta in traverso per spits, poi muro difficile protetto da spit bianchi fino a sosta scomoda e senza alternative, A0, A1, 6b+, 30 m;
L8: Si sale un muro strapiombante che si impenna ulteriormente in direzione dell’uscita (andamento destra sinistra, separare le corde) caratterizzata da un obbligatorio sostenuto, A0, A1, 6c, 35 m;
L9: Comoda sosta sull’antecima del Nona, a sinistra una placca molto bella conduce ai prati inclinati della vetta, 35 m, 6c.
Discesa:
– Cercare, senza salire troppo, un traccia non molto marcata che costeggia verso destra una serie di piccole grotte per poi ricollegarsi al sentiero che scende di vetta
La relazione originale indica la possibilità di calata in doppia non oltre la cengia rocciosa e, successivamente, l’obbligo di uscire in vetta.
- Bibliografia:
- Toscana e Isola d'Elba. Arrampicate sportive e moderne, a c. d. Recchia e Franceschini, Versante Sud, Mi 2008