- Accesso stradale
- Posteggio a Tasch (16 CHF/giorno) e trenino fino a Zermat (17,20 CHF A/R)
- Traccia GPX
L’idea era di salire l’Obergabelhorn il 20 e lo Zinalrothorn il 21, ma dopo la fatica della prima salita decidiamo di rientrare con calma a casa il 21. Comunque magnifica e impegnativissima (x me) salita. Noi abbiamo usato una MEZZA CORDA DA 60 m che ci ha agevolato non poco nel ridurre il numero di doppie, ma soprattutto nel riuscire a fare le ultime 2 poco sopra q. 3600.
Il primo giorno partiamo da casa alle 5:30 e arriviamo a Tasch verso le 10:00. Navetta x Zermatt (17,20 CHF x A/R a testa) e inizio salita al rifugio verso le 10:40; dobbiamo percorrere un sentiero più lungo causa frana di quello diretto e sono 150 m in più. In 4h40′ siamo al rifugio, compresa sosta di 25′ sopra TRIFT x pic-nic. Il meteo ci favorisce con nuvole sparse che ci proteggono dal caldo del sole (totale 1630 D+ e 150 D-).
Il rifugio Rothornhuette nuovo è magnifico, supertecnologico e con spazi veramente ampi. Gestito con notevole simpatia da signore che cercano di mettere tutti a proprio agio; notevole!
Mattino colazione alle 3:30 e partenza alle 4:15; raggiunto il ghiacciaio subito dietro al rifugio con le frontali, iniziamo a risalirlo e raggiungiamo il nevato, osservato il giorno prima, nel punto più basso per evitare il “verde” e i crepaccetti. Voltiamo poi decisamente a sinistra verso q. 3260 m e intercettiamo la traccia su neve che seguiremo fino al colletto a q. 3600 m (evitando senza problemi alcuni crepacci) dove togliamo i ramponi.
Iniziamo quindi a salire il tratto più brutto di tutta la salita (sfasciumi, pietre instabili, difficoltà di individuazione del percorso, improteggibilità, …) seguendo inizialmente una traccia che sale verso la cresta e si sposta subito in diagonale e sinistra. Continuiamo a salire ed incontriamo alcuni ometti che cerchiamo di seguire fino ad un colletto a q. 3760 m ca., sotto gli ultimi 80 m che ci separano dall’inizio nevoso della Wellenkuppe. Da qui inizia un’arrampicata su rocce decisamente più stabili. Saliamo gli 80 m non difficili di cresta proteggendo la salita (incontriamo 3 punti di calata per il ritorno) e su un pianoro calziamo i ramponi. Superiamo la Wellenkuppe e raggiungiamo facilmente la base del Gran Gendarme. Risaliamo con l’aiuto dei cordoni (molto fisica la salita!!) la torre e percorriamo il traverso (sempre con il cordone) fino a che raggiungiamo la cresta a q. 3820 m ca. che si stacca 40/50 m sotto la vetta del Gran Gendarme; è inizialmente orizzontale e poi in discesa (delicato l’ultimo tratto costituito da un muretto verticale di pochi metri superato sulla destra disarrampicando sulla parete esposta e proteggendoci) fino ad una selletta che conduce all’inizio della cresta finale.
Subito dopo i primi 30/40 metri su neve, ci spostiamo a sinistra sulla parte rocciosa su cui poggia la grande cornice nevosa che rimane alla sua destra; in pratica la cornice si sta sempre più ritirando, lasciando scoperta la parte rocciosa che percorriamo con a sinistra il salto verso valle di centinaia di metri e a destra un parete nevosa verticale della cornice. Superata la cornice, percorrendo la parte finale sempre più ripida su neve e ghiaccio, si riguadagna la sua sommità alla base dell’ultimo tratto di arrampicata fa percorrere su solida roccia. La risaliamo sempre in cordata superando un paio di tratti fisici (una dulfer di 4 m e una successiva più breve) dove la stanchezza si fa sentire e raggiungiamo l’ultimo tratto orizzontale di cresta di pochi metri; raggiunto l’ultimo breve tratto verticale, lo superiamo leggermente a destra e raggiungiamo la vetta (dalla partenza si raggiungono 1100 m D+ – v. traccia GPS caricata).
In discesa caliamo con doppie tutta la cresta fino alla cornice nevosa che superiamo in conserva a meno di un breve tratto dove ci caliamo con una doppia. Raggiungiamo quindi il Gran Gendarme che scendiamo con 3 doppie. Risaliamo quindi la Wellenkuppe e la superiamo fino al punto in cui ci togliamo i ramponi. Caliamo subito con 3 doppie la cresta rocciosa e raggiungiamo il colletto dove inizia la parte peggiore della discesa. Iniziamo a seguire una serie di ometti che ci portano su un percorso un po’ più in alto di quello seguito in salita, dopodiché spariscono. Seguiamo tracce abbastanza evidenti di passaggi e fortunatamente scorgiamo uno spit che ci consente una calata di 30 metri per raggiungere su terreno più agevole un fittone di ferro da cui ci caliamo per raggiungere finalmente una zona che con facile disarrampicata ci permette di raggiungere (in circa 1h – lo stesso tempo della salita di quel tratto) la selletta a q. 3600 m dove rimessi i ramponi ci fiondiamo (con le poche energie rimaste) verso il rifugio che raggiungiamo alle 21:45 dopo aver percorso l’ultima oretta con le frontali e l’aiuto del GPS per trovare la traccia che avevamo percorso in salita.
Al rifugio troviamo un biglietto dove ci informano che ci hanno lasciato una cena in sala da pranzo che assaporiamo con piacere.
Il giorno successivo con calma scendiamo a valle dopo la colazione alle 7:00 e raggiungiamo Zermatt
Con Giacomo, che ormai “guida lui” , un altro ragguardevole 4000
Gita per me molto impegnativa che ho ripetuto dopo 12 anni (che si fanno sentire 🙂 ) ma decisamente di grande soddisfazione. L’impegno fisico e di concentrazione sono notevoli ma una volta arrivati al rifugio ci si rende conto che si è realizzata una indimenticabile “impresa” tutta self-made.